Voto di scambio, Delmastro: «Vanno puniti anche gli intermediari dei boss»

27 Feb 2019 15:14 - di Romana Fabiani

La riforma della legge sul voto di scambio politica-mafia non può permettersi di avere zone grigie che rischiano di annullare lo spirito e la filosofia del provvedimento. «Al male eccezionale delle associazioni mafiose si deve rispondere con misure eccezionali». Ne è convinto Andrea Delmastro Delle Vedove, parlamentare di Fratelli d’Italia, che ha presentato a Montecitorio un emendamento ad hoc al testo uscito dal Senato. L’obiettivo – spiega il deputato che è anche avvocato penalista, dunque garantista per “istituzione” – è quello di punire il sostegno elettorale o economico che arriva al politico anche da parte chi non appartiene “formalmente” ad associazioni criminali di tipo mafioso ma che ne rappresenta il braccio operativo.

Cosa significa? La legge non lo prevede? 

Il mio obiettivo non è quello di inasprire la norma, ma di superare la dicitura per la quale soltanto gli appartenenti ai clan rientrano nella casistica della legge. Senza l’emendamento che abbiao presentato, che prevede la punibilità anche degli intermediari dei boss, si arriva al caso limite, per intenderci, che se un politico prende soldi o accetta voti da Totò Riina, allora compie reato, ma se quei soldi provengono dal commercialista del boss va tutto bene.

È questo il cuore dell’emendamento?

Certo. La mia modifica al testo intende definire meglio il termine mafioso, considerare cioè appartenente alle associazioni di tipo mafioso non solo chi ne fa parte formalmente, non solo gli affiliati, ma anche chi opera per conto della mafia. Mi riferisco a soggetti estranei che agiscano con metodo mafioso o che siano, comunque, portatori degli interessi della associazione. È necessario punire anche le zone grigie in cui si annida la contiguità tra politica e mafia. In questo caso i balbettìi e la retorica garantista non funzionano, anzi rischiano di essere un alibi. Quando la mafia tocca anche solo con un dito lo Stato bisogna dare risposte dure perché la rete criminale mafiosa è per natura complessa e camaleontica. Per questo mi rivolgo ai colleghi dei Cinquestelle perché la riforma, eccepibile nelle intenzioni e nello spirito, non rischi di diventare uno scudo per la mafia, di trasformarsi in un boomerang.

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