Venezuela, Meloni: «La posizione del governo è un insulto a milioni di oriundi italiani»
Mentre la lista dei paesi europei che appoggiano l’autoproclamato presidente venezuelano Guaidò si allunga di ora in ora, registrando l’adesione convinta, tra gli altri, di Parigi e Madrid, Roma tace e non acconsente. Una posizione, voluta e rivendicata soprattutto dalla componente pentastellata del governo che fa riferimento a Fico e Di Battista, la cui matrice di sinistrorsa – sottolinea Giorgia Meloni a riguardo in un caustico post su Facebook – rappresenta un’ulteriore «testimonianza dell’incompatibilità dei patrioti di Fratelli d’Italia» con il Movimento 5 Stelle.
Giorgia Meloni su Guaidò: la posizione dell’Italia è un “insulto”
«Tutte le Nazioni europee, dal Regno Unito all’Austria, dalla Spagna alla Germania, riconoscono Guaidò presidente ad interim del Venezuela per indire libere elezioni e far tornare la democrazia», posta la Meloni sul suo profilo social, e poi aggiunge: «L’Italia invece, insieme alla Turchia di Erdogan, si schiera con il dittatore comunista Maduro. Una posizione assurda che indebolisce l’Italia sul piano internazionale e un insulto ai milioni di oriundi italiani che speravano nel sostegno di Roma. Ecco un’altra testimonianza dell’incompatibilità dei patrioti di Fratelli d’Italia con i sinistrorsi del Movimento 5 Stelle. Noi mai al Governo con i grillini alla Fico e Di Battista».
Intanto i big d’Europa continuano ad appoggiare Guaidò: l’appello di Mattarella
E così, mentre il Belpaese nega l’appoggio al leader venezuelano, i grandi dell’Unione Europea riconoscono Jean Guaidò come presidente ad interim del Venezuela. Dopo il sì di Francia, Regno Unito e Spagna, sono arrivati infatti anche i riconoscimenti di Austria, Svezia, Danimarca, Germania, Lituania, Lettonia e Olanda. E mentre l’Italia continua a non volersi pronunciare, anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, chiede «responsabilità e chiarezza su una linea condivisa, con tutti i nostri alleati e tutti i nostri partner dell’Unione europea». Anche l’appello del Quirinale resterà inascoltato?