Sei anni di reclusione per Alemanno: “Dimostrerò in appello la mia innocenza”

25 Feb 2019 14:17 - di Alberto Mariani

La pena inflitta dal giudice è stata addirittura più pesante della richiesta della pubblica accusa nei confronti di Gianni Alemanno: l’ex sindaco di Roma, a processo per corruzione e finanziamento illecito ai partiti in uno dei filoni dell’inchiesta Mondo di mezzo, è stato condannato stamane a sei anni di reclusione e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Il pubblico ministero ne aveva chiesti cinque. Ma la seconda sezione penale ha addirittura aggravato la sentenza. E dire che proprio i magistrati avevano archiviato la posizione dell’imputato nella prima fase di “Mafia capitale”: cioè lo considerarono estraneo all’organizzazione per la quale con la decisione odierna avrebbe avuto invece rapporti. E’ evidente che andranno lette con particolare attenzione le motivazioni della condanna.

Alemanno ricorrerà in appello per ribadire la sua innocenza

Alemanno anche oggi è stato presente in tribunale e subito dopo aver appreso la sentenza l’ha definita “sbagliata”: “Ricorreremo sicuramente in appello dopo aver letto le motivazioni. Io sono innocente, l’ho detto sempre e lo ribadirò anche davanti ai giudici d’appello”.

L’inchiesta che riguarda l’ex sindaco fa riferimento ad una serie di episodi che sarebbero accaduto soprattutto tra il 2012 e il 2014, chiamando anche in causa persino il periodo successivo alla fine della guida dell’amministrazione capitolina, nel 2013. In sostanza, secondo i magistrati ci sarebbe la prova di un accordo con Salvatore Buzzi che, d’intesa con Carminati e altri soggetti a loro legati, avrebbero versato oltre duecentoventimila euro ad Alemanno attraverso pagamenti alla fondazione e al suo mandatario elettorale, oltre a diecimila euro in contanti. Ma resta un nodo da chiarire, ovvero il ruolo e la cosiddetta intermediazione dell’ex amministratore della municipalizzata Ama, Franco Panzironi. Perché finora nessuno ha spiegato perché Alemanno dovesse essere a conoscenza dei traffici illeciti dello stesso Panzironi.

E i tre gradi di giudizio previsti dalla Costituzione potranno servire a spiegare alla magistratura che cosa è realmente accaduto. Perché il garantismo resta un valore.

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