Primarie Pd, primo confronto a tre con l’incubo dei gazebi vuoti. Zingaretti flirta col M5S, Renzi trama nell’ombra

28 Feb 2019 16:06 - di Lucio Meo

Nei sondaggi Nicola Zingaretti è in testa, ma un’eventuale alleanza post-primarie tra Martina e Giachetti, se domenica non dovesse raggiungere il 50%, lo metterebbe a rischio di un ribaltone in assemblea, dove i due perdenti potrebbero allearsi per eleggere un segretario diverso da quello indicato dalla consultazione popolare. «Non temo imboscate», dice il presidente della Regione, a tre giorni dalle primarie. A Matteo Renzi, che sostiene direttamente Giachetti e in modo meno evidente Martina, non mancherà occasione per mettere mano nelle trame delle primarie e dell’assemblea congressuale. Domenica si vota, l’obiettivo minimo è un milione di persone ma l’incubo del flop è reale. Un flop che potrebbe essere anche “pilotato” dall’esterno, magari per boicottare un tentativo di abboccamento di Zingaretti col M5S, che per un eventuale governo post-Europee senza Di Maio…

Oggi, intanto, si è svolto il confronto a tre negli studi di SkyTg24 per i candidati alla segreteria del Pd, Nicola Zingaretti, Maurizio Martina e Roberto Giachetti: «No alla patrimoniale», dicono all’unisono in vista delle primarie che si terranno domenica. Mentre Martina azzarda una previsione: «Verrete stupiti tutti dalla partecipazione. Arriveremo a un milione di persone». A fargli eco è Zingaretti: «Scommetto su oltre un milione alle primarie, dobbiamo lottare per arrivare almeno a un milione di elettori». Diversi i temi affrontati dai tre candidati durante il confronto tv che sarà mandato in onda anche stasera alle 20.30 sui canali di SkyTg24: dal caso migranti, alle Europee, passando per il Pd e per alcuni dei dossier più caldi del governo, tra cui la legittima difesa e la patrimoniale.

Sulle Europee, Martina non ha dubbi: «Penso che ci siano tutte le condizioni perché il Pd cresca e cresca bene. Mi aspetto più del 20 per cento», afferma. Quanto alle alleanze, rispondendo alla domande su con chi mai si potrebbe alleare il Pd, Martina spiega: «M5S e Fi senza alcun dubbio sì». E sulla vocazione maggioritaria, indicata per la prima volta da Walter Veltroni, osserva: «Pensarci maggioritari anche in questo tempo, è decisivo. Ora dobbiamo ricostruire il centrosinistra partendo da un’idea di Paese, aperti a chi condivide questa sfida ma attenti a non replicare schemi del passato». La pensa diversamente, invece, Zingaretti. Per il governatore del Lazio il Pd deve fare alleanze “non con il M5S, la destra e Lega” ma un”alleanza con le persone”.

Chiede chiarezza, invece, Giachetti. Sull’alleanza con il M5S, spiega, c’è una “ambiguità di Nicola”, perché “come nella Prima Repubblica nella sua mozione lui ha uno che dice bianco, uno nero e uno grigio. Ma lui deve essere chiaro. Lui e chi sta con lui”. «Io sto in una comunità e non in una caserma, non voglio posti né ruoli in segreteria. Ma se il Pd viene portato con il M5S e rientrano quelli della scissione, il Pd non è più casa mia – sottolinea -. Anzi, si chiude il Pd a prescindere».
Secca la replica di Zingaretti: «Abbiamo la notizia: Giachetti non se ne va perché nessuno vuole fare l’alleanza con il M5S né riproporre schemi del passato». Poi spiega: «Non si tratta, come in passato, di fare l’armata Brancaleone o la torre con pochi ma buoni e poi c’è stata la sconfitta. La sfida è aprire una nuova fase, una ricostruzione, e radicarci tra le persone». Il governatore del Lazio lo ribadisce: «Nessuna alleanza con M5S e basta caricature». Scongiura qualsiasi incertezza, Martina: «Il mio Pd non avrà ambiguità verso la Lega e il M5S».

Tra i temi al centro del confronto, c’è poi lo stato di salute del Pd. Per Zingaretti, il partito deve pensare a “vincere alle Europee. Se vanno bene le primarie si apre una nuova battaglia politica”. Anche Giachetti ha le idee chiare: «Ricordate l’Unione da Mastella a Bertinotti? – dice -. Si vincevano le elezioni e poi c’era un governo che la mattina prendeva decisioni e il pomeriggio vedeva ministri in piazza a protestare contro quelle stesse decisioni. Io non voglio tornare a quello». Quanto a Renzi, “non mi manca, c’è ed è l’arma di punta della nostra opposizione – sottolinea -. Io sono leale con quel progetto di 5 anni fa che ha fatto molto bene all’Italia. Renzi è nel Pd e lo dobbiamo ringraziare”. Con l’ex segretario dem anche Zingaretti spiega di avere “un ottimo rapporto”. «L’ho sempre rispettato quando era segretario, io ho votato Sì al referendum – afferma -. Mi auguro che non ci manchi. Il Pd che voglio è un partito pluralista e aperto e quindi abbiamo davvero bisogno di tutti e di tutte per costruire una nuova idea dello stare nella società. Se Matteo, come ha detto di voler fare, il suo contributo lo vuole dare, se sarò segretario, sarà il più felice del mondo».
Martina e Giachetti lanciano poi un appello agli elettori del Pd: «Dateci una mano, basta a discutere di renziani e antirenziani ma uniamo le forze per un progetto che parli al futuro del Paese. Io mi rivolgo a coloro che si sono allontanati perché delusi da quanto è stato fatto alla leadership di Matteo Renzi – dice invece Giachetti -. Noi vogliamo ridare fiato e forza al progetto originario del Pd, che deve avere un’ambizione grande. Sempre avanti per non tonare indietro». Quanto alle Primarie, Martina chiede a Giachetti: «Ho letto con preoccupazione dichiarazioni di Roberto che diceva di uscire: Roberto, lavori con noi dopo domenica? Uniamo le forze?. Bisogna lavorare con spirito unitario, non è una banalità. Non ci sono differenze di principi tra noi».

Capitolo migranti, Martina non ha dubbi: “Noi dobbiamo essere consapevoli che sull’immigrazione si gioca una partita decisiva tra noi e la destra e dobbiamo dare battaglia nel Paese per dire che c’è un’altra via di governo di un fenomeno storico come quello migratorio”, rimarca. E proprio per questo “noi abbiamo bisogno di più Europa” per poter governare i flussi migratori. E sulla questione sicurezza aggiunge: “Noi abbiamo bisogno di gestire i flussi migratori e regolarizzare le persone e non spingerle fuori dalle regole come fa il decreto Salvini”.
Zingaretti ci tiene a ricordare che il Pd ha “tirato fuori il Paese dalla crisi peggiore dal Dopoguerra ma non abbiamo visto la crescita delle disuguaglianze e quanto crescono le disuguaglianze, crescono le paure e la percezione dell’insicurezza” pur riconoscendo che “non siamo stati capaci di leggere questo grande tema”. “Ora – osserva – c’è un governo, la Lega in testa, che dà le risposte peggiori a queste paure. Cavalcano un tema giusto dando risposte sbagliate. Anche per questo serve un’alternativa”. Punta il dito contro l’ex ministro dell’Interno, Giachetti: “Come fa Minniti a stare in una mozione in cui c’è chi diceva che quello era schiavismo?” si chiede.
I tre candidati commentano poi alcune delle misure intraprese dall’esecutivo o in via di definizione, come la legittima difesa. “No a più pistole, no a far diventare l’Italia il Texas d’Europa” dice Martina. Che poi aggiunge: “Siamo in una situazione drammatica, questo governo ci sta portando nel cuore di una tempesta perfetta. Quello che hanno seminato loro oggi, lo pagheranno purtroppo i giovani domani”. Giachetti definisce invece “una polpetta avvelenata” il reddito di cittadinanza, tra le misure bandiera del M5S. «Vedremo se si farà. Io lo cambierei e quei soldi li metterei sul Rei, che stava funzionando, e per abbassare le tasse su lavoro». Gli fa eco Zingaretti: «Il tema – spiega il governatore del Lazio mostrando il grafico del calo della produzione industriale – non è abolire i provvedimenti sulla povertà ma investire sul lavoro, o il reddito di cittadinanza diventa redito di sudditanza. Io lo cambierei in modo radicale».
Sulla vicenda dei genitori di Matteo Renzi messi ai domiciliari, Giachetti afferma che “in questo Paese abbiamo una giustizia malata, bisogna cambiare e riformare la giustizia”. Quindi cita il caso Tortora: “Quei magistrati fecero carriera…”. Per Zingaretti, “non c’è giustizia a orologeria, non ci sono complotti, ma le persone vanno difese”. «C’è un blackout – aggiunge – dobbiamo chiamare tutti a un senso di responsabilità, dobbiamo accelerare i tempi e di molto. Quindi no complotto, no giustizialismo, tutti facciano qualcosa per aggredire veri nodi della giustizia».

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