Parigi è furiosa: «Di Maio ha esagerato, un governo non può incontrare i rivoltosi»

14 Feb 2019 9:40 - di Lara Rastellino

Non che i rapporti tra Francia e Italia ultimamente fossero idilliaci – tanto per dirne una, specie sul fronte immigrazione, il Belpaese è stato costretto a incassare “l’accompagnamento coatto” degli extracomunitari presenti oltralpe all’interno dei nostri confini – ma di certo la toccata e fuga del vicepremier grillino Luigi Di Maio per un veloce summit con i vertici dei gilet gialli che da 13 settimane mettono a ferro e fuoco la Francia, non ha migliorato la situazione, anzi. E le parole usate dal leader pentastellato per chiarire la sua posizione a riguardo – «mi dispiace che Macron l’abbia preso come un atto di lesa maestà – non hanno certo rimediato allo strappo, con una toppa peggiore della lacerazione che avrebbe dovuto coprire…

L’intervista del Corriere della sera al ministro degli Esteri francesi Jean-Yves Le Drian

E così, a quasi una settimana dal richiamo a Parigi dell’ambasciatore francese a Roma, il ministro dell’Europa e degli Affari esteri Jean-Yves Le Drian in un’intervista rilasciata al Corriere della sera fa il punto sullo stato dell’arte: e quel che emerge, tra intenti diplomatici e suggerimenti tra le righe, è che la spallata data da Di Maio alle già difficili relazioni italo-francesi non solo ha scosso, ma lascerà il segno; anche se, il ministro d’oltralpe, intervistato dal quotidiano di via Solferino, appena confermato dai sondaggi come il ministro più popolare del governo francese, annuncia che l’ambasciatore Christian Masset rientrerà a breve a Palazzo Farnese. Il processo di distensione – anche se non proprio di riappacificazione – insomma, lascia intendere Le Drian, sarebbe in corso… E così, se da un lato il ministro degli esteri nell’intervista da un lato tiene a precisare che «martedì sera il presidente Mattarella e il presidente Macron, che sono i custodi della relazione tra i nostri due Paesi, si sono parlati. Condividono la stessa visione di questo rapporto che ci rafforza a vicenda e ci impegna fortemente», dall’altro, sul rammendo dello strappo conclamato dal richiamo a Parigi dell’ambasciatore, tenendosi sul vago, tergiversa con un non meglio non precisato «oggi, posso dirle che il ritorno del nostro ambasciatore avverrà molto presto»…

Quelle relazioni pericolose del vicepremier Di Maio con i “Gilet gialli” che…

Insomma,il boccone che Macron è stato costretto a ingoiare con l’estemporanea incursione parigina di Di Maio è rimasto proprio indigesto, tanto che Le Drian al Corriere spiega e conferma: «L’iniziativa del vice-presidente del Consiglio, Luigi Di Maio, è stato l’episodio di troppo. Intanto perché la sua visita in Francia è avvenuta al di fuori di qualsiasi quadro diplomatico, in base al quale un ministro dovrebbe informare le autorità del Paese in cui va. E poi perché Di Maio ha incontrato qualcuno (il gilet giallo Christophe Chalençon, ndr) che invocava e invoca un’insurrezione e un intervento dell’esercito. Il limite è stato oltrepassato». E a poco sono valse le scuse grilline con cui Di Maio ha spiegato il gesto inserendolo a forza nel contesto del dibattito politico in corso in vista delle elezioni europee, esteso dunque ai nuovi interlocutori partoriti dalle proteste di piazza: «Ancora una volta, non si tratta di una situazione politica classica – ha subito ribadito con forza, tradendo una non ancora sopita indignazione, il ministro francese –. Si tratta di un incontro pubblico tra una persona che vuole l’insurrezione armata e un membro del governo italiano», avvenuta peraltro, sottolinea Le Drian, «senza rispettare le consuetudini elementari tra partner europei».

Il disaccordo tra Italia e Francia su immigrazione, Libia, terroristi italiani a Parigi

E allora, come risolvere una volta per tutte? «Abbiamo dei disaccordi, ma possiamo comunque avere una cooperazione leale, rispettosa di entrambi i Paesi. Siamo alleati, siamo due membri fondatori dell’Unione europea, siamo due Paesi che hanno una lunga storia comune», ribadisce il ministro degli esteri francese, eppure, nei successivi passaggi dell’intervista domande e risposte stilano un quasi interminabile cahiers de doleances che, dalla politica sui migranti alla tensione alla frontiera sulle Alpi, passando per il profondo disaccordo sulla questione libica, fino alla richiesta di estradizione dei 15 terroristi italiani rifugiati in Francia, i nodi da sciogliere sono ancora tanti e particolarmente intricati e probabilmente solo un effettivo ritorno a una collaborazione sinergica potrà provare a farlo: ma per ora di fattivo c’è ancora poco, anche se, proprio in conclusione della sua lunga chiacchierata con il Corriere, Le Drian rilancia e conferma: «Siamo legati a due principi: il rispetto reciproco e la volontà di cooperare. Se vengono osservati, possiamo lavorare insieme, nonostante le nostre divergenze politiche. La Francia è pronta a lavorare su tutti i temi nel quadro di questi principi». Di Maio permettendo…

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