Libia: mentre le diplomazie balbettano, Haftar conquista il Fezzan e marcia su Tripoli

2 Feb 2019 18:09 - di Antonio Pannullo

Khalifa Haftar ha conquistato il Fezzan e ora è a 300 chilometri da Tripoli. L’Esercito nazionale libico, guidato dal generale e cosiddetto uomo forte di Bengasi Khalifa Haftar, ha preso il controllo dell’aeroporto e della cittadella di Sabha, nel sud della Libia, che erano finiti nelle mani di “gruppi criminali”. Lo ha riferito il sito del quotidiano Asharq al-Awsat, ricordando come la scorsa settimana Haftar abbia ordinato l’avvio di un’operazione militare con l’obiettivo di eliminare “bande armate straniere e gruppi terroristici” dalla Libia meridionale. L’aeroporto di Sabha, le cui attività sono state sospese nel gennaio 2014 a causa dei ripetuti combattimenti, è stato consegnato al battaglione Tariq bin Ziad, ha sottolineato Asharq al-Awsat, mentre la 119esima divisione fanteria ha annunciato di aver preso il controllo della cittadella e di muovere verso sud per ripulire alcune aree dove si trovano ribelli dell’opposizione ciadiana. Poche ore fa quattro soldati dell’Esercito del generale Khalifa Haftar, sono rimasti uccisi negli scontri con “bande ribelli del Ciad” a Ghadwa, nel sud della Libia. Lo ha riferito il sito dell’emittente Libya 24, citando fonti della 128esima Divisione di fanteria. Secondo l’emittente, gli scontri rappresentano la prima forte resistenza incontrata dalle forze di Haftar da quando è iniziata la loro operazione nella Libia meridionale con l’obiettivo di eliminare “bande armate straniere e gruppi terroristici”.

Ma anche la diplomazia lavora: serve un cambio ai vertici della Libia per risolvere la crisi che ha affossato il Paese dopo la rivoluzione del 2011 contro Muammar Gheddafi. Ne è convinto il presidente della Camera dei rappresentanti libica (il Parlamento di Tobruk), Aguila Saleh. “Senza dubbio” è ora che il capo del Consiglio presidenziale Fayez al-Serraj lasci il potere, dice in una lunga intervista al quotidiano panarabo Asharq Al-Awsat. Saleh torna anche a criticare l’inviato Onu per la Libia, Ghassan Salamé, accusato di essere “fazioso” e di sostenere il governo di cosiddetta concordia nazionale di Serraj. Il Parlamento è “l’unica autorità che è stata eletta dal popolo”, insiste, rivendicando l’importanza del lavoro dell’Assemblea nella definizione della bozza di legge per l’organizzazione di un referendum sulla nuova Costituzione. Il referendum, secondo Asharq al-Awsat, potrebbe tenersi a fine febbraio e, secondo il calendario indicato da Saleh, se arriverà la luce verde degli elettori, poi si andrà alle urne, con le elezioni presidenziali e parlamentari. Tuttavia, accusa, l’Onu sembra “rimangiarsi” l’impegno a organizzare il voto. “Se le Nazioni Unite ci sostengono”, ci sono le condizioni di sicurezza per l’organizzazione delle elezioni, sostiene. “Abbiamo tutta la legislazione necessaria per l’organizzazione di elezioni presidenziali e parlamentari – afferma – ma Salamé al mattino dice una cosa e alla sera un’altra. Sostiene il governo che ci è stato imposto dalle potenze straniere. Vuole che questo governo resti al potere”. Convinto che “il popolo debba poter decidere chi governa in Libia”, Saleh punta il dito anche contro Turchia, Qatar e i Fratelli Musulmani e afferma che cercheranno di ostacolare le elezioni e per questo insiste sulla necessità che i libici diano prova di unità. E poi, Khalifa Haftar, “prima di essere un comandante militare, è un cittadino libico e tutti i cittadini hanno il diritto di candidarsi alla presidenza”. Risponde così Aguila Saleh, a una domanda sulla possibilità che il comandante dell’autoproclamato Esercito nazionale libico si candidi alle elezioni presidenziali. E Saif al-Islam Gheddafi, figlio di Muammar Gheddafi? “Chiunque non abbia restrizioni imposte dalla legge ha il diritto di candidarsi a tutte le elezioni”, dice ancora Saleh.

Sarebbero poi in corso “contatti” con il comandante dell’Esercito nazionale libico, il generale Khalifa Haftar, per trovare una “soluzione politica” alla crisi. Lo ha dichiarato l’inviato Onu in Libia, Ghassan Salamé, nel corso di un’intervista rilasciata a Libya’s Channel, ritenuta vicina all’uomo forte di Tobruk. Il diplomatico libanese, riferendosi alle accuse di parzialità lanciate contro di lui dallo schieramento pro-Haftar, ha sostenuto che la missione Unsmil ha una posizione “neutrale” nel conflitto in corso ed il suo unico obiettivo è mediare tra le parti e farle dialogare per trovare una soluzione politica. Sulle elezioni, Salamé ha precisato che la missione Onu sta ponendo le condizioni per svolgere “le presidenziali e le parlamentari”, sottolineando che “la sicurezza è vitale per lo svolgimento delle elezioni e ora stiamo lavorando per creare le condizioni migliori”. L’inviato Onu ha spiegato che Unsmil sta cercando di ottenere l’impegno da parte di tutti gli attori coinvolti nel processo elettorale ad accettare i risultati ed evitare che si ripeta lo scenario del 2014, aggiungendo che desidera vedere un’alta affluenza e un accordo tra i libici sulle scadenze temporali per quanto riguarda il referendum costituzionale e le elezioni. Parlando infine degli scontri, avvenuti anche di recente, a sud di Tripoli, Salamé ha dichiarato che “Unsmil non tollererà alcuna violazione del cessate il fuoco”. Chissà come le impedirà…

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