L’Etna fa paura, nuove emissioni di cenere dal cratere: l’aeroporto di Catania, appena riaperto, deve ri-chiudere (Video)
Ancora emissioni di cenere dall’Etna: non c’è pace per Catania e per il suo scalo aeroportuale costretto nuovamente a chiudere dopo l’annuncio di qualche ora fa della ripresa delle attività. Come si apprende dall’Adnkronos, infatti, la Sac, società di gestione dell’aeroporto di Catania, comunica che a causa dell’attività eruttiva dell’Etna e della contestuale emissione di cenere vulcanica in atmosfera, l’Unità di crisi ha disposto la chiusura di un settore dello spazio aereo. Sarà consentito – fanno sapere dalla Sac – l’arrivo di 4 aeromobili ogni ora, mentre le partenze non subiranno limitazioni, ma potranno comunque subire ritardi e disagi.
Ancora emissioni di cenere dall’Etna: l’aeroporto di Catania torna a funzionare a corrente alternata
Dunque, a neppure 4 ore dall’annuncio del ritorno all’operatività dello scalo, l’aeroporto di Catania torna a funzionare a corrente alternata. Dalle ore 8 di questa mattina era stata disposta la riapertura dello spazio aereo che era stato chiuso alle 18 di ieri per l’emissione di cenere vulcanica dai crateri sommitali dell’Etna, che è da tempo in attività e che negli ultimi giorni sembra avere intensificato l’emissioni di cenere. Una riapertura che sottolineava comunque la Sac, non sarebbe stata esente dal «verificarsi di ritardi e disagi», ma con la situazione che via via avrebbe dovuto «presto presto alla normalità». E invece, quando sembrava che l’emergenza fosse rientrata concedendo una tregua armata all’aeroporto di Catania, ecco che la nube di polveri vulcaniche, complice il vento, ha cominciato a spostarsi verso gli spazi aerei sopra Fontanarossa, e – come riporta tra gli altri in queste ore il sito de La Sicilia – costringendo la società di gestione dell’aeroporto di Catania (Sac) a predisporre e annunciare una nuova chiusura «di uno dei quattro quadranti in cui è diviso il cielo dell’aeroporto». E a chi si lamneta dei disagi e del continuo apri e chiude dello scalo, la Sac fa sapere – come riporta sempre La Sicilia sul suo sito – che «le decisioni prese dall’Unità di crisi della Sac sono però indispensabili in quanto le polveri vulcaniche sono un pericolo notevole per i moderni jet di line: vengono infatti ingerite dai motori, le cui turbine funzionano a temperature di circa 900 gradi, e “fuse” così come avviene riscaldando lo zucchero in un pentolino. Il fenomeno è conosciuto da una ventina d’anni, dopo incidenti che solo per puro caso non si sono trasformati in catastrofi, ma che comunque sono costati miliardi di danni alle compagnie aeree e tremendi spaventi ai passeggeri». Passeggeri che, come i residenti, stanno vivendo da due giorni a questa parte, il ciclico ritorno di un incubo…