«Le atlete trans sono un imbroglio». E l’icona gay Navratilova si prende l’accusa di omofobia
Il politically correct è la negazione del buon senso, soorattutto quando ci sono di mezzo i gay.. A sperimentarlo a sue spese è l’ex campionessa del tennis Martina Navratilova, che pure sarebbe un’icona omosex. dopo il suo coming out del 1981. Si dà però il caso che la Natratilova sia capace di autonomia di giudizio e dica pertanto cose che possono dispiacere ai custodi dell’ideaologia gender Mal gliene incolse. L’ex tennista è stata infatti destituita dal ruolo di ambasciatrice e consigliera dell’organizzazione americana che si batte per gli sportivi Lgbt, Athlete Ally, dopo le sue critiche alla partecipazione di atlete transgender alle competizioni femminili. La Navratilova aveva definito «folle» e un «imbroglio» che atlete trans abbiano «ottenuto onori come donne che sono oltre le loro capacità come uomini». «È sicuramente ingiusto», aveva scritto la Navratilova sul Sunday Times, «per le donne che devono competere contro persone che, biologicamente, sono ancora uomini. Sono felice di rivolgermi a una donna transgender in qualsiasi forma preferisca, ma non sarei felice di competere contro di lei».
Lo sprt Lgbt a romore
La presa di posizione ha scosso il mondo dello sport Lgbt. Per Athlete Ally si tratta di una posizione «omofobica» basata su vecchi luoghi comuni. Dura anche Rachel McKinnon, che a ottobre era diventata la prima atleta trans campionessa del mondo nel ciclismo con la conquista del titolo iridato Master della pista nello sprint ai mondiali di Los Angeles: «Sono frasi inquietanti, sconvolgenti e profondamente omofobiche», ha commentato la ciclista canade