“Io sono Mia”: un film su Rai 1 dedicato alla grande Mia Martini
Riceviamo da Salvatore Bucolo e volentieri pubblichiamo, caro direttore,
Dopo il grande debutto di Loredana Bertè, vincitrice morale della sessantanovesima edizione del Festival di Sanremo, questa sera, in prima serata su Rai 1, andrà in onda il film che racconterà la tormentata storia della cantante Mia Martini. La biografia di “Mimì”, sorella maggiore di Loredana Bertè, ci riguarda da vicino in quanto tratta la malattia del secolo: “La depressione”. Una depressione esogena causata dalla superstizione e dalla cattiveria di alcuni colleghi che, per invidia a causa della incalcolabile fama che l’artista di Bagnara Calabra stava riscuotendo, si diedero allo spargimento dell’infamia più meschina che si potesse fare nei confronti di una donna, di una grande artista, di una persona assai vulnerabile qual era il tenero usignolo Mimì, che con strazio cantava denunziando la violenza che spesso alcuni uomini sanno donare. Si. Gli uomini che non cambiano, proprio quelli là che ti ingannano, che ti lasciano, che ti dicono le bugie. Quella grande bugia secondo la quale una delle donne più famose del XIX secolo, Mia Martini, portasse sfortuna.
Mia Martini, le calunnie
«Mimì porta iella», lo si diceva a tono basso e con discrezione ma l’infamia si fece strada, una calunnia che come un venticello passava di bocca in bocca, tanto da far sì che il suo nome non poteva essere più pronunciato, perché portava sfortuna. Tutto ebbe origine, pare, dalla tragedia occorsa alla band che l’accompagnava in un concerto. I musicisti rimasero vittima di una grave incidente stradale e da allora il nome della cantante fu inesorabilmente legato a una generica “sventura”. Di questo ma non solo si parlerà nel film che ripercorre la vita di Mimì e la sua straordinaria carriera. Sarà anche l’occasione per ascoltare alcuni dei brani più celebri: “Padre davvero”, pubblicato nel 1971 dalla casa discografica italiana RCA, un primo singolo pubblicato col nome di Mia Martini. Il testo è incentrato sulla tematica del conflitto generazionale e i censori della RAI lo giudicarono come dissacrante; “Piccolo Uomo” del 1972, porta i versi di Bruno Lauzi e segna il primo grande successo discografico della cantante calabrese, oltre alla vittoria della nona edizione del Festivalbar. Il significato della canzone è triste ed esprime il dolore di una donna che sta per essere lasciata dal suo “piccolo” uomo, ma nella parola piccola c’è tutta la tenerezza e l’amore che lei “piccola” donna prova per lui; “Minuetto” del 1973 è il 45 giri più venduto nella carriera della cantante ed è stato scritto da Franco Califano (testo) e Da Dario Baldan Bembo (musica).
La canzone racconta le ore tutte uguali di una donna, schiava del suo uomo, il quale pretende ciò che vuole e se ne va (…ne approfitta il tempo e ruba, come hai fatto tu…); “E non finisce mica il cielo” del 1982, scritta da Ivano Fossati (con cui aveva una tormentata relazione) e parla di un amore finito, del dolore che segue a una rottura sentimentale, ma anche delle necessità di andare avanti, di continuare a vivere, perché ‘non finisce mica il cielo’; “Almeno tu nell’Universo” (1983) è il ritorno dopo il ritiro dalle scene. Verso la fine del 1983, appesantita da tutte le infami voci che giravano sul suo conto e dicevano portasse sfortuna, decise di ritirarsi dalle scene. Ma il suo ritorno, nel 1989, fu grande. La cantante spinta dal musicista e discografico Gianni Sanjust tornò sul palco del Festival di Sanremo (39esima edizione) con “Almeno tu dell’Universo”, canzone che diede grande riscatto alla nota artista (…Sai, la gente è strana, prima si odia e poi si ama, cambia idea improvvisamente. Prima la verità poi mentirà lui senza serietà come se fosse niente…). Mimì (pseudonimo di Domenica Rita Adriana Bertè), fu trovata morta nella sua casa a Cardano al Campo il 14 maggio del 1995, dove si era rifugiata, poco distante da Premezzo, il paese in cui viveva suo padre Giuseppe Radames Bertè, dirigente scolastico (accusato dalla figlia Loredana di aver usato violenza contro la prima moglie e le figlie durante l’infanzia, accuse puntualmente confermate dalla sorella Leda). Riposa per sempre, come il padre, da dove la morte non si potrà più presentare come una dea bendata, che con la propria falce annienta e distrugge, bensì come un angelo che con la chiave d’oro apre la porta e introduce in quell’universo che la regina della musica leggera italiana con veemenza ha sempre cantato.