Di Maio come Ponzio Pilato su Salvini, ma il processo via Rousseau è barbarie

17 Feb 2019 6:00 - di Francesco Storace

E’ barbarie. E’ uno spettacolo raccapricciante. E tutto sommato penoso.

I pentastellati, come si sa, hanno deciso di indire per domani una sorta di referendum casalingo per via piattaforma Rousseau sul destino processuale di Matteo Salvini per il caso Diciotti. E’ roba che supera ogni immaginazione, abbatte il diritto, cancella ogni traccia di politica. Il Tempo di ieri è arrivato a paragonare il leader della Lega a Gesù Cristo, mettendolo in competizione col Barabba che viene messo in “competizione” con lui. E già si preparano i clic – qualche millennio dopo funziona così – che decideranno se il ministro dell’interno va salvato o lasciato in balia dei giudici (per poi toccare a Conte, lo stesso Di Maio, Toninelli…).

Fummo la culla del diritto, da tanti anni e ora ancora di più ci trasformiamo in capofila della gogna.

Tutto questo avviene perchè Matteo Salvini ha scelto come alleato per governare quel Ponzio Pilato che risponde al nome di Luigi Di Maio, stretto nella morsa di chi gli urla le origini forcaiole del Movimento Cinque stelle e chi invoca la salvezza del governo attraverso il “no” all’autorizzazione a procedere. Già, Salvini può negarlo quanto vuole, ma l’esecutivo piomba giù se i grillini fanno un passo falso in direzione magistratura e contro il ministro.

Ma c’è di più. Il voto di domani sulla piattaforma di Casaleggio sarà preceduto dall’arringa del senatore Giarrusso, che sta nella giunta presieduta da Gasparri e pare schierato – grazie al cielo – per negare il processo. E in molti già criticano che il “referendum” possa essere presentato da chi è schierato dalla parte del ministro, alla faccia della neutralità della piattaforma.

Qualunque sia l’esito della consultazione è il colpo di grazia alla politica. Ormai non bastano più i programmi elettorali; e nemmeno uno stravagante contratto di governo come quello sottoscritto tra leghisti e pentastellati; ora è una piattaforma informatica che fa decidere al popolo (senza leggere neppure una carta giudiziaria) su un processo contro un ministro . E il capofila dei giustizialisti, Marco Travaglio ha buon gioco a sentenziare (pure lui…): “I Cinque stelle non sanno che pesci pigliare”. E in effetti questa è la sensazione prevalente.

Spicca, in questa vergognosa pochade, il silenzio complice, ermetico, vile, del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, che dovrebbe invece ribellarsi alla pratica tribale con cui si offrono le pietre al popolo della piattaforma Rousseau per lapidare il capo del Viminale. Ma il diritto non sembra aver contaminato il Guardasigilli. A casa loro prevale solo l’odore del sangue. E la paura della magistratura.

E Salvini sopporta un’alleanza che potrebbe indurlo a entrare nel girone dei dannati da processo perché gli scappati da casa con cui governa non sanno prendersi la responsabilità di spiegare senza bisogno di alcuna consultazione che hanno deciso assieme a lui quel che accadeva alla nave Diciotti.

Sequestro di persona…non ci sono parole. Oltretutto sapendo che la partita si giocherà comunque al Senato, dove i dissidenti sono come gli esami, non finiscono mai.

Sì, è proprio penoso vedere che per decidere un sì o un no sul caso Diciotti, i parlamentari 5 Stelle debbano invocare l’aiuto degli iscritti ad una piattaforma.

Eppure hanno le carte che il popolo non ha: la richiesta della Magistratura, la memoria di Salvini, il parere del presidente della giunta. Dovrebbero solo leggere le carte e decidere. Invece no, li paghiamo per affidare ad altri i loro compiti.

Commenti

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  • Paolo Giammancheri 17 Febbraio 2019

    Nessun commento; il comportamento dei 5s si commenta da sé per quello che sono :
    una montagna di sterco !

  • GAETANO 17 Febbraio 2019

    L’ape maio e il nordsudista decidono,il notaio Conte ratifica,il ministro della giustizia non giudica e alla fine si dice che il popolo alias qualche migliaio di strimpellatori di tastiera lo ha voluto.Il fatto è che non si è manco sicuri di come si sono espressi quelli del “POPOLO”.Ma manco a tarantella perchè anche la tarantella ha un ritmo preciso.A Bari si dice: “la fèees màan a l’ criatur”.

  • Aallbedo NoCognome 17 Febbraio 2019

    Voglio vedere quando Di Maio avrà un problema di salute se interrogherà la piattaforma di Casaleggio per sapere come curarsi.
    Il numero non crea intelligenza, anzi, è la sola caratteristica positiva del popolo bue

  • Giuseppe Lovergine 17 Febbraio 2019

    Non ho parole…trovo veramente vomitevole che Luigi Di Maio, pur sapendo di commettere un gravissimo errore, abbia deciso di affidare tramite i suoi iscritti ad un referendum che giudichi se Matteo Salvini vada processato o meno. Queste cose assurde si possono fare solo qui in Italia, nazione nella quale prevale l’inefficienza della Giustizia, il non rispetto delle regole, e sopratutto all’inesperienza di questi sbandati, i quali ci stanno rendendo ridicoli verso altre nazioni. Vorrei augurarmi che il “buonsenso” alla fine prevalga, e che decidano di non processare un ministro della Repubblica Italiana. Con questo dico che bisognerebbe impedire a questi magistrati “politicizzati”, di influire sopratutto sulla politica, e aggiungo sarebbe opportuno rivedere e correggere queste normative.

  • ADRIANO AGOSTINI 17 Febbraio 2019

    Sono perfettamente d’accrdo. E’ una aberrazione.

  • Rodolfo Ballardini 17 Febbraio 2019

    Vergogna. I 5 stelle fanno schifo. Salvini li molli.