Commemorazione di Tatarella: tutti gli interventi nella Sala della Lupa (video)
«Il fatto che a vent’anni dalla sua scomparsa, siamo qui, con persone tanto autorevoli a cominciare dal presidente della Repubblica, a commemorare Pinuccio Tatarella ci fa capire l’importanza di questo personaggio politico nella vita democratica e civile della nostra nazione». Così Gennaro Sangiuliano introducendo la cerimonia di commemorazione nella Sala della Lupa di Montecitorio.
Sangiuliano: “Una figura centrale nella vita politica italiana”
«Non è un caso che siano stati scelti – ha ricordato il direttore del Tg2 – questa sala e questi interlocutori per commemorare a vent’anni dalla sua scomparsa la figura di Tatarella. Al momento della scomparsa io ero il vicedirettore del quotidiano Roma di cui Tatarella era il direttore. Tutti gli interlocutori presenti a questo tavolo hanno avuto una collaborazione proficua con Tatarella. Gianni Letta fu sottosegretario nel governo Berlusconi con vicepremier Tatarella. Luciano Violante ha avuto una collaborazione molto attiva, sono originari della stessa città. Roberto Maroni ebbe una collaborazione molto intensa, mentre il senatore Giuseppe Valentino oltre che amico personale è stato un attivo collaboratore politico».
Valentino: “Aveva valori non negoziabili”
Valentino, presidente della Fondazione Alleanza nazionale, nel ringraziare per l’adesione numerosa e lusinghiera, ha voluto ricordare due episodi “distonici” rispetto all’immagine che si ha di Tatarella. «Due prese di posizione diverse rispetto a quelle che erano a lui consuete. Uno riguarda la Camera dei deputati, il 20 novembre 1991. «A un certo punto l’oratore (l’esponente della Svp Johann Benedikter ndr), a proposito di un provvedimento per l’Alto Adige, facendosi prendere dalla retorica cominciò ad andare oltre e in un crescendo sempre più eccessivo, cominciò a insorgere e criticare i soldati italiani che erano caduti. Pinuccio, con un atteggiamento e con uno scatto che gli erano inconsueti, si alzò dal suo banco, andò verso quel parlamentare strappandogli di mano i fogli del suo intervento e gettandoli in aria: “Io non ti consento di parlare con questo tono dei soldati d’Italia”». Perché, ricorda Valentino, «c’erano valori che per Pinuccio non erano negoziabili». Altro episodio, è l’intervista dell’agosto 1994 al quotidiano La Stampa, dove Tatarella dismette il ruolo di uomo della sintesi e dell’armonia e assume un punto di fermezza inaudita. Insorge contro i poteri forti, non limitandosi a citarli genericamente, ma facendo nomi e cognomi. C’erano valori e principi che non potevano essere messi in discussione. Così lo ricordiamo, con grande affetto e con grande rimpianto».
Letta: “Aveva fatto dell’Armonia la sua linea politica”
L’immagine di Tatarella, sempre intento a trovare la sintesi e l’accordo, è quella evocata con particolare affetto da Gianni Letta: «Era affabile, ma anche astuto. Gli piaceva la definizione di “Renard”, la volpe, che gli aveva dato il quotidiano Le Monde». Un ricordo suggestivo e per certi versi toccante: «Chi non l’ha visto giocare a carte? Le sue partite erano proverbiali. Al tavolino del bar Cenzino giocava a carte con tutti, con quella capacità di costruire essere parte integrante della comunità». Un giorno, ricorda Letta, «Pinuccio mi disse: “Mi hanno stufato, io non sono il ministro dell’Armonia, io sono il leader del partito dell’Armonia”. Lo affermava come programma di natura politica. Aveva fatto dell’Armonia una linea politica ma anche una scelta di vita, coerente con la sua natura. In un mondo avvelenato e diviso, Pinuccio lavorava per unire alla ricerca della concordia operosa, senza perdere mai di vista i valori che amava».
“Quando Tatarella spiazzò i professori e trovò l’intesa”
Commosso e appassionato anche il ricordo di Roberto Maroni: “La nostra è una storia di amicizia, di complicità nel senso più positivo del termine. Lo incontrai per la prima volta nel ’92. Mi riconobbe dalla spilletta di Alberto da Giussano. Mi disse: “Ciao nordista, dobbiamo metterci insieme per sconfiggere il Caf”. Aveva visto lontano e aveva avuto ragione». Sulla sua capacità di sintesi, esilarante il ricordo della trattativa tra Lega e An con l’ausilio dei “professori”. «Prese Miglio e Fisichella, dicendo: “Cari professori, entro mezzogiorno dovete far coesistere presidenzialismo e federalismo”. I due intellettuali si sfidarono in una battaglia di citazioni e di riferimenti culturali. Ricordo che a un certo punto uno dei due tirò fuori persino una citazione in sanscrito». Passò mezzogiorno, si arrivò al tardo pomeriggio e la quadra non si trovava, a quel punto il ministro dell’Armonia ebbe l’intuizione geniale. «Tatarella entrò nella stanza e disse: “Grazie, cari professori, abbiamo trovato l’intesa”. Poi si presentò davanti ai giornalisti e disse: “L’intesa è trovata”. Con questa concretezza trovò la sintesi». L’esponente leghista ricorda che «l’amicizia personale andò oltre la politica. Fu un’intesa che durò e che portò risultati anche dopo la crisi del governo Berlusconi. Ricordi che me lo fanno ricordare come un amico non come un alleato politico. Pinuccio – ha concluso Maroni – manchi a me, manchi a noi, ma manchi soprattutto a questa politica».
Violante: «Pinuccio era un “hombre vertical”»
Luciano Violante ha voluto ricordare l’antica militanza dell’avversario a Bari. «Lo ricordo im una manifestazione assolutamente solitaria, davanti alla chiesa di San Ferdinando, nella via più importante della città, era da solo. Manifestava non ricordo contro quale dirigente dell’epoca. Allora c’erano nel Fuan personaggi di una certa aggressività. Lui non si riconosceva mai in questi. La sua attitudine a parlare con gli altri faceva parte del suo modo di vedere le cose, non era stata costruita a posteriori». L’ex presidente della Camera ricorda poi un altro aneddoto. «Tensione in aula, chiamai il capogruppo che era Tatarella. Lui mi disse: “Guarda, a volte uno scontro in Parlamento, evita uno scontro nel Paese”. Tatarella coglieva un dato e cioè che ci sono parti del Paese che si sentono rappresentate in Parlamento. La sua osservazione era radicata in un suo convincimento. E che il Parlamento è luogo di rappresentanza». Di Tatarella, Violante ha voluto ricordare le apparenti “contraddizioni”: «Era un solitario che amava la compagnia, era un moderato che non è mai stato neutrale. Questo suo essere ministro dell’Armonia non gli vietava di essere molto duro nelle posizioni. Aveva il coraggio delle sue idee. Era provocatore senza mai essere distruttivo. Non ha mai considerato un avversario come un nemico. Non so come si sarebbe trovato nell’epoca dei Social, ma forse il suo essere così vero avrebbe attirato consensi. Di sicuro, è stato un hombre vertical, come dicono gli spagnoli. Un uomo con la schiena dritta. Consiglio di leggere e rileggere gli interventi di Tatarella in Parlamento. Una lezione di democrazia per tutti».