Assolta dopo 7 anni di tritacarne mediatico, le lacrime dell’ex assessore Moioli
È stata assolta con formula piena l’ex assessore di Milano alla Famiglia, Mariolina Moioli, che era imputata, assieme ad altri, in un processo per una presunta truffa nella gestione dei fondi destinati all’infanzia. L’ormai ex politico è scoppiata a piangere in aula dopo la sentenza e ha detto ai cronisti: “Hanno rubato anni della mia vita”. L’inchiesta è nata nel 2012 e il processo è durato 4 anni.
L’inchiesta aveva portato la Moioli a lasciare definitivamente la politica. Già parlamentare della Dc passata poi a Forza Italia come assessore della giunta Moratti, Moioli ha visto la propria vita rovinata da questa inchiesta. Le Fiamme gialle di Milano, nel 2014, misero sotto sequestro preventivo diverse proprietà della politica. L’ordinanza del Gip Maria Vicidomini avevano portato infatti a “congelare” alcune quote della villa di famiglia Moioli, più altri terreni a Cividate, una parte dell’appartamento di Bergamo dove l’ex assessore viveva e altri tre locali a Onore, in alta Val Seriana.
La colpa dell’assessore Moioli? Rappresentare la destra
Il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano aveva chiesto 6 anni di carcere per l’ex assessore e 7 anni per Patrizio Mercadante, l’allora dirigente del settore Famiglia. Nel corso della sua requisitoria, aveva sostenuto che l’assessore Moioli «era una potenza e la stessa Giunta Moratti aveva un potere straordinario in quel periodo in cui la destra e Berlusconi governavano il Paese» e forte anche di quel “potere” ha messo in piedi un “sistema” di “arraffamento” per “depredare le casse pubbliche”. Parole che hanno suscitato la dura reazione dell’avvocato Rosario Minniti, difensore dell’ex assessore, che ha accusato il procuratore aggiunto Siciliano di fare politica: “In Tribunale non può esserci posto per destra e sinistra. Ci deve essere solo giustizia che non ha colore politico” . E ancora, sempre rivolto alla rappresentante dell’accusa: “Gli atti vanno letti con gli occhiali giusti, non con la propria posizione di parte”.
Secondo l’accusa, un milione di euro, fondi destinati all’infanzia, sarebbero stati utilizzati, attraverso “progetti inesistenti” e con “gare truccate o senza gare”, per “finalità private”, come le spese “per la campagna elettorale” dell’allora assessore e anche dell’allora sindaco Letizia Moratti. (la Moratti non è però mai stata indagata nell’inchiesta perché inconsapevole dei presunti illeciti.