Antonio Polito*: Pinuccio fu inventore del bipolarismo e profeta del voto moderato
«Quel Pinuccio qualcosa di particolare la doveva avere se, morto lui, la destra italiana non ne ha imbroccata più una». La frase, scritta da un allievo di Giuseppe Tatarella diciotto anni dopo la sua morte, la dice lunga su quanto sia prematuramente mancato alla destra italiana questo professore di politica, inventore di bipolarismo, profeta del voto moderato.
Tatarella apparteneva a una destra che si può definire costituzionale. Rara avis in Italia, paese in cui, per le particolari vicissitudini storiche, una destra democratica si è formata molto tardi, si può dire a partire dalla Seconda Repubblica, e cioè dagli inizi degli anni ’90 del secolo scorso. Tatarella raccontava che lui aveva aderito al Msi non per nostalgia del fascismo, ma per scelta anticomunista. Dava così voce e dignità a una posizione culturale molto diffusa e radicata negli altri paesi europei, che si potrebbe definire “anticomunismo democratico”. Una collocazione che però, per potersi trasformare da noi in azione politica efficace, aveva bisogno di liberarsi dell’involucro nostalgico ed estremista in cui l’aveva imprigionata la storia del Movimento Sociale.
E infatti Tatarella fu uno dei principali artefici di questo processo, a mio avviso liberatorio per la democrazia italiana, perché ne allargò le basi mettendo fine alla discriminazione del cosiddetto arco costituzionale. E ne fu anche il principale stratega. Prima come fautore della svolta che portò alla leadership del Msi Gianfranco Fini nel 1987. Poi come fondatore del progetto di Alleanza Nazionale, che per l’appunto si proponeva di far uscire la destra dal ghetto e di aprirla all’elettorato moderato anticomunista. E infine come architetto del bipolarismo che si realizzò in Italia a partire dalle elezioni del 1994.
Tatarella comprese prima di molti altri che il bipolarismo e il sistema maggioritario fossero l’habitat politico ideale per consentire alla destra di completare il suo percorso di costituzionalizzazione. E per questo è tuttora considerato come uno dei padri del bipolarismo italiano.
Finché è stato vivo, questa speranza di dar vita finalmente a un bipolarismo europeo è durata. Tatarella è morto prima di poterne vedere il fallimento, travolto come è stato da una personalizzazione estrema della leadership, che ha alla lunga prosciugato la vitalità culturale e politica di entrambi i poli; e poi affondato nella balcanizzazione senza ideali degli ultimi anni, non a caso spazzata via da una nuova rivoluzione politica dopo quella del ’94, ad opera stavolta di quello strano animale politico che è il Movimento 5 Stelle e della nuova destra, molto diversa da come se la immaginava Tatarella, che si è raccolta intorno a Salvini, sfruttando il corpo e le strutture della vecchia Lega.
Tra gli amici di Tatarella si è ancora soliti chiedersi: «Che avrebbe fatto Pinuccio, oggi?». È ovviamente impossibile darsi una risposta. Però si può con facilità immaginare i due tratti della sua persona politica che sarebbero stati incompatibili con l’attuale fase e l’avrebbero certamente spinto a cercare strade nuove.
Il primo l’abbiamo già indicato: lui era un moderato, potrei anzi dire la quintessenza del moderatismo. Immaginava infatti la competizione tra i poli come gara per la conquista del voto moderato, del centro dello schieramento elettorale, così come deve essere in una democrazia matura. Ma oggi il moderatismo sembra sepolto sotto una concezione belluina dello scontro politico, con i partiti che si rivolgono piuttosto alle estreme, e fanno anzi a gara per galvanizzare con un discorso estremista i loro elettorati.
La seconda caratteristica che avrebbe reso secondo me Tatarella ostile all’attuale corso politico è il suo essere meridionale. Non credo che avrebbe accettato un nuovo patronaggio assistenzialista del Mezzogiorno come quello che si è configurato nel dominio elettorale dei Cinque Stelle. Reddito di cittadinanza o reddito di sudditanza?, si sarebbe chiesto. E almeno su questo penso di conoscere la risposta che si sarebbe dato.
* Giornalista, vice direttore del “Corriere della Sera”, vincitore del “Premio di Giornalismo politico Pinuccio Tatarella” nel 2015
Testo tratto dal libro “Pinuccio Tatarella – passione e intelligenza al servizio dell’Italia”, edito da “Giubilei Regnani”. Link per l’acquisto del libro: http://www.giubileiregnani.com/libri/pinuccio-tatarella/