Abruzzo: D’Orazio, sponsor maldestro di Legnini, dovrà risarcire molti soldini…

5 Feb 2019 13:45 - di Romana Fabiani

Piroette politiche da grande acrobata e guai giudiziaria per cattiva gestione della Cerrano Trade srl (socio unico il Consorzio di Gestione Area Marina Protetta Torre del Cerrano) di cui è stato presidentedal 2010 al 2015. Lui è l’avvocato Benigno D’Orazio, abruzzese doc, con una tendenza spiccata al trasformismo, dimostrata con doti da campione nell’ultimo scorcio di campagna elettorale per l’elezione del nuovo presidente della Regione Abruzzo. Il “principe del Foro” è  passato in pochi mesi dal feeling con la Lega (che però gli ha negato la candidatura nelle liste) all’ingresso sudato in Fratelli d’Italia (ottobre 2018) per poi (dicembre 2018) passare il Rubicone e schierarsi con il candidato dem Giovanni Legnini.

Il brillante avvocato, si laurea a soli 23 anni con una tesi sulla “corruzione propria”, da un anno presidente della onlus Ambiente e/è Vita, ha alle spalle una brutta storia nella gestione della società Cerrano Trade che, per “anomalie gestionali”, dissimulazioni contabili e incaute partecipazioni a bandi pubblici,  è stata posta in liquidazione. L’ombra più pesante sullo “specchiato”  curriculum di D’Orazio, che per la società si occupava di turismo, è rappresentata dalla azzardata partecipazione a un Bando della Regione Abruzzo, «di gran lunga al di fuori delle possibilità aziendali», visto che già rilevava una perdita contabile di oltre 24mila euro, come si legge nell’atto di citazione in Tribunale di D’Orazio (per il prossimo 9 maggio) da parte del Consorzio dell’Area Marina Protetta. Azzardata a dir poco. Quella scelta si rivelò il primo passo falso che ha portato a una pesante crisi finanziaria, che ha condotto la società alla liquidazione condizionata a una procedura di composizione. L’accordo prevede che, a fronte di un indebitamento di oltre 193mila euro, la Cerrano trade versi poco più di 30mila euro. Ma l’ultimo dei guai per il neo-sostenitore del candidato a governatore del Pd è proprio la citazione in giudizio da parte dell’Area marina protetta (socio unico della Cerrano Trade) per un risarcimento danni di 75mila euro. Negli atti il Consorzio cita «una tenuta colpevolmente artefatta della documentazione contabile, dalla quale sono derivate comunicazioni sociali incomplete e infedeli, e l’incauta partecipazione ad una gara pubblica, indetta dalla Regione Abruzzo, per lo sviluppo di processi di innovazione e internalizzazione delle imprese».

In sostanza D’Orazio viene accusato della responsabilità di aver iniziato nel 2013 e portato avanti nel 2014 un progetto che prevedeva un investimento di 200mila euro da realizzazrsi in solo otto mesi dalla data di ammissione, facendo affidamento su un contributo regionale (eventuale e per nulla certo) pari al massimo al 50 per cento delle spese regolarmente rendicontate e approvate. Insomma di aver causato l’impoverimento delle risorse aziendali e della incidenza diretta sul patrimonio del socio unico (il Consorzio).

Poco avvezzo ai conti, distratto forse, un po’ Azzeccagarbugli. Abilissimo, però, nel cambiare schieramento politico a velocità della luce. Dopo solo un mese e mezzo dal “trasferimento” nel partito di Giorgia Meloni, l’avvocato D’Orazio scriveva alla leader di Fratelli d’Italia per contestare la scelta del senatore Marco Marsilio a candidato presidente della Regione (scelta che si sta rivelando a dir poco azzeccata visto l’indice di gradimento degli abruzzesi per l’esponente di spicco di Fratelli d’Italia). L’avvocato si diceva «fortemente preoccupato per l’esito delle elezioni in ragione della candidatura del senatore Marsilio», talmente preoccupato da girare i tacchi e traghettare nello staff dell’avversario Legnini. Non avendo ottenuto nelle liste di FdI il peso che sperava, D’Orazio è stato visto partecipare assiduamente alle inziative conviviali di Legnini in cerca di un nuovo posto al sole. Dalle cene all’adesione ufficiale dello scorso 22 gennaio quando, davanti ai giornalisti, ha annunciato l’appoggio al candidato del Bottegone. Non prima di aver ricendicato di essere uomo di centrodestra e di aver votato Salvini. Il dado è tratto, per ora: l’avvocato sta con il Pd. Per il bene dell’Abruzzo, ça va sans dire.

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