Strage di Bologna, processo Cavallini: Picciafuoco potrà essere interrogato

2 Gen 2019 12:09 - di Massimiliano Mazzanti

Riceviamo da Massimiliano Mazzanti e volentieri pubblichiamo:

Caro direttore,

Il processo a Gilberto Cavallini ricomincerà il prossimo 9 gennaio e – dato l’esito positivo della perizia disposta dalla Corte – potrebbe riprendere con la testimonianza di Sergio Picciafuoco, uno dei principali imputati nei vecchi processi, uscito definitivamente assolto in un’altra era geologica-giudiziaria. Picciafuoco – come ricorderanno in pochi, ormai – è l’unico, atra i mille indagati per la Strage di Bologna, a essere stato fisicamente presente nel luogo e nel momento dell’attentato, in cui rimase anche leggermente ferito. Fu accusato, all’epoca, di aver svolto un ruolo di “osservatore”, anche se non si è mai capito cosa avrebbe mai dovuto “osservare”. Per sua fortuna, nell’altalenarsi di sentenze contraddittorie, Picciafuoco fu alla fine giudicato a Firenze, piazza giudiziaria emotivamente meno influenzabile, almeno negli anni ’80, e quindi assolto, anche in virtù della pugnace e generosa difesa del compianto Marc’Antonio Bezicheri. L’ex-piccolo malvivente, con qualche labile legame con gli ambienti dell’eversione “nera”, ha già rifiutato di presentarsi in aula nei mesi scorsi, presentando una documentazione medica che ne attesta le compromesse condizioni di salute che, però, secondo Renato Ariatti – il perito nominato dal tribunale – non ne comprometterebbero le capacità mnemoniche. D’altro canto, allo stesso Ariatti, Picciafuoco avrebbe precisato come la sua riluttanza a presentarsi ancora a Bologna sia determinata dalla sostanziale sfiducia in un sistema giudiziario – a suo modo di vedere, evidentemente inquisitorio -, a causa del quale ha patito molti anni di detenzione ingiustamente. Per di più, per dire cosa? Certamente, nulla di più di quanto ha già ripetuto un milione di volte e, cioè, di essere andato alla stazione di Bologna, quel fatidico e tragiche giorno, per prendere un treno per Milano, in partenza alle 10.34, e di essersi, quindi, casualmente trovato nel posto sbagliato nel momento ancor più sbagliato. Nulla di più, insomma, di quanto, alla fine, i giudici di Firenze – e, successivamente, quelli della Cassazione a Roma – hanno ritenuto vero, ma nella consapevolezza – anche di questo Picciafuoco avrebbe parlato ad Ariatti – di doverlo ripetere a chi, forse, potrebbe avere un atteggiamento di pregiudizio verso di lui e, quindi, nel timore di essere nuovamente infilato in un “tritacarne” mediatico-processuale. Semmai, a tanti anni di distanza dai fatti, m da Picciafuoco potrebbe essere interessante ascoltare ciò che ha ripetuto anche nei giorni scorsi e, cioè, che qualcuno, mentre era in carcere, gli offrì una nuova identità e tanti, tantissimi soldi (tre miliardi di lire dell’epoca), se avesse collaborato coi giudici. Collaborato in che senso, sarebbe interessante sapere, poiché è chiaro che la richiesta, se ci fu, fu nel senso di un “aiuto” per incastrare gli imputati – a partire da Giusva Fioravanti -, contribuendo notevolmente a rafforzare la sensazione che quelle passate in giudicato per la Strage di Bologna siano sentenze “di comodo”, tenacemente perseguite e volute, magari per nascondere altre inconfessabili realtà della Prima repubblica.

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