Strage di Bologna: Giuseppe Zamberletti fu il primo a indicare la pista araba
Riceviamo da Massimiliano Mazzanti e volentieri pubblichiamo:
Caro direttore,
Si è data ieri la notizia della morte di Giuseppe Zamberletti, ex-politico e uomo di governo democristiano, unanimemente riconosciuto come il “padre della protezione civile” italiana. Certamente, un politico d’altri tempi e nell’accezione assolutamente positiva che questa espressione può assumere, rammentando l’epoca i cui – tra affaristi e gente poco raccomandabile, certo – in Parlamento c’erano anche uomini e donne animati da grandi passioni civili e profonda conoscenza dei problemi sociali. Ciò detto, pare che nessuno ricordi un altro, grandissimo merito – un merito di coraggio, data l’epoca – di Giuseppe Zamberletti: l’essere stato il primo politico non di destra di un certo peso a infrangere il muro innalzato intorno alla Strage di Bologna, accusando senza esitazioni il mondo arabo e specificatamente la Libia per quell’attentato. Zamberletti non era e non fu mai nemmeno in seguito uno di quei politici che amano “pescare nel torbido” e magari costruirci o rafforzarci sopra, sopra il “torbido”, una carriera politica; non divenne un “paladino” della sua verità; ma non smise mai, quando interveniva sul tema, di affermare di non credere affatto alle semplificazioni che, via via negli anni, si stratificavano nelle aule di tribunale a Bologna. Zamberletti fu duramente e ripetutamente attaccato e insultato dalla Sinistra per questa sua coerente posizione, ma lui non demorse mai: per lui Ustica, Bologna, gli affari di Gheddafi e gli interessi che alcuni gruppi industriali italiani coltivavano allora col “colonnello” restarono i tasselli di un tragico mosaico che altri preferirono nascondere alla vista con un bel “drappo nero”. Ed è certamente particolare ascoltare Francesco Pazienza quando ricorda – e l’ha fatto in questi mesi – come Cesare Romiti, all’epoca numero 1-bis della Fiat (il “2” non s’attaglia al personaggio), poche ore dopo la strage a Bologna, si fosse fatto ricevere dal generale Giuseppe Santovito, capo del Sismi condannato proprio per depistaggio in relazione al 2 agosto ’80. È significativo ascoltare Pazienza e anche facile: poiché è sufficiente collegarsi a YouTube.