Rigopiano, a 2 anni dalla strage l’omaggio dei familiari e le polemiche giudiziarie
Sono passati due anni da quel tragico 18 gennaio 2017, quando una slavina travolse l’hotel Rigopiano di Farindola, in provincia di Pescara, causando 29 morti (11 superstiti miracolosamente sopravvissuti dopo essere rimasti ore e ore tra le macerie). A commemorare la strage, sulla quale è stata aperta un’inchiesta appena conclusa tra mille polemiche, i familiari delle vittime hanno deposto una corona di fiori in memoria dei loro cari. Prevista anche la partecipazione dei ministri Salvini e Di Maio, nel pomeriggio l’omaggio di Pino Insegno e Federico Perrotta a Penne per non dimenticare.
La tragedia di Rigopiano, i fatti
Grandi nevicate e scosse di terremoto si abbatterono due anni fa sull’Abruzzo e su mezza Italia. Al momento della tragedia, esattamente due anni fa, all’interno dell’hotel c’erano quaranta persone bloccati da giorni per la forte nevicata aveva interrotto il collegamento con il rifugio col fondovalle (nonostante gli appelli non si era riusciti a trovare una turbina spazzaneve per liberare il percorso). Intorno alle 17 un blocco di neve e detriti si staccò dalla montagna alle spalle del resort, (una struttura moderna, realizzata a quota 1.200 metri oggetto di polemiche e inchieste per abuso edilizio) che venne completamente travolto. A dare l’allarme della slavina, quasi in diretta, fu il cuoco Giampiero Parete, che, dal parcheggio, vide la valanga abbattersi sull’hotel e riuscì ad avvisare al telefono il suo datore di lavoro Quintino Marcella. Nell’albergo c’erano anche la moglie e i due figli di Parete, tra gli 11 superstiti. Marcella si attaccò al telefono per chiamare i soccorsi, ma per tanto tempo nessuno volle credere alle sue parole: la colonna dei soccorsi partì solo tra le 19,30 e le 20 e ci vollero ore per raggiungere l’albergo, grazie al sacrificio e alla volontà dei . I primi sopravvissuti vennero trovati solo dopo 30 ore, mentre ci vollero 62 ore per estrarre vivo l’ultimo degli 11 superstiti della tragedia.
L’inchiesta e le ombre sulla filiera dei soccorsi
L’inchiesta madre sull’hotel Rigopiano è terminata un mese e mezzo fa. Gli indagati che rischiano il processo sono 25, tra cui l’ex prefetto di Pescara Francesco Provolo, il presidente della provincia Antonio Di Marco, il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta, l’amministratore del resort Bruno Di Tommaso, accusati a vario titolo di disastro colposo, omicidio colposo plurimo, falso ideologico, abuso edilizio, omissione d’atti d’ufficio. Si fa anche strada l’ipotesi di depistaggio da parte di Provolo (e di sei funzionari della prefettura): sarebbe questo il secondo filone di inchiesta al quale lavorano i magistrati Massimiliano Serpi e Andrea Papalia.