«Mi hanno fatto bere e poi stuprato» alla cena aziendale, 50enne accusa 4 colleghi. Loro: «Bugie»

17 Gen 2019 13:47 - di Redazione

«Mi hanno stuprato. Mi hanno fatto bere e poi mi hanno violentato. Non ricordo tutto, ma so che quei rapporti non erano consenzienti»: la denuncia, terribile, arriva da una 50enne di Vittorio Veneto (Treviso), rilanciata in queste ore dal Corriere della sera che, nel riportare le drammatiche dichiarazioni della donna, prova a ricostruire i contorni di una vicenda ancora poco chiara e dalle tesi di vittima e carnefici, ovviamente discordanti.

Treviso, 50enne accusa i colleghi: sono stata stuprata a una cena aziendale

Tensioni e malumori sul lavoro che avrebbero generato incomprensioni tra i diversi soci, relative ad alcune questioni economiche in agenda, avrebbero dovuto stemperarsi, nelle intenzioni della 50enne trevigiana, in una cena organizzata da lei a casa sua in cui fumare il calumet della pace e dirimere ogni dubbio. E invece, il sogno della riconciliazione e del chiarimento avrebbe brutalmente lasciato spazio all’incubo della violenza di gruppo poi denunciata dalla signora che, registra sempre il quotidiano di via Solferino, sarebbe stata inferta per “punizione”, per quei «problemi sul lavoro» creati a suon di «rivendicazioni». Una vicenda che presenta ancora molti tratti oscuri su cui stanno provando a far luce gli inquirenti al lavoro sul caso. Nel frattempo, naturalmente, i quattro uomini accusati dalla collega si sono già dotati delle tutele legali necessarie, non prima di aver ovviamente negando ogni sorta di addebito. «Si è inventata tutto, non l’abbiamo mai toccata – hanno spiegato ai rispettivi avvocati e riferisce il Corriere della sera –. Lo fa solo per farci pressione sulle questioni di lavoro e indurci a fare come vuole lei».

I soci respingono le accuse: «Nessuna violenza, nessun rapporto sessuale. Solo bugie»

Ed eccoci di fronte il classico contraddittorio tra versioni a dir poco discordanti: secondo la 50enne, infatti, i colleghi l’avrebbero prima stordita «al punto da non poter reagire per respingere i suoi violentatori» che, approfittando della sua incapacità a difendersi, l’avrebbero costretta a rapporti sessuali non consenzienti. Poi, solo il mattino seguente, come riporta il Corriere nella sua ricostruzione, «nella nebbia lasciata nella sua mente dall’alcol, la donna avrebbe ricordato frammenti dello stupro subito, immagini brevi e terribili di quello che avrebbe dovuto subire dai quattro amici». I quali, bollando le accuse come bugie e respingendole al mittente, una volta avvisati dalla stessa donna della denuncia presentata ai carabinieri, sono corsi dall’avvocato sostenendo come caposaldo della loro difesa che «non c’è stato alcuno stupro di gruppo, alcuna violenza. Nessun rapporto sessuale. Sono solo bugie». Il loro racconto di quella notte, infatti, come registra il Corriere, è diametralmente opposto: «Una cena, qualche bicchiere di vino e le chiacchiere per provare a trovare un’intesa. Poche ore insieme, poi il congedo e ognuno a casa propria. E una convinzione, che la donna si sia inventata tutto per costringere i soci a fare retromarcia sulle loro pretese». Una controversia all’ultima accusa che adesso gli inquirenti sono chiamati a dirimere risolvendo l’intricato rebus…

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *