Il patrigno confessa, ho ucciso Giuseppe con calci, pugni e scopa: sono «distrutto». Punta a uno sconto di pena?
Un orrore senza fine, quello dell’omicidio del piccolo Giuseppe, 7 anni, massacrato di botte e – lo ha ammesso il suo carnefice, Tony Essobdi Badre, proprio poco fa – finito a colpi di mazza della scopa. Un orrore i delebile che aumenta, se possibile, di ora in ora, via via che le indagini acquisiscono nuovi particolare, e importanti certezze su dinamica e tempistica del brutale pestaggio inferto a due bambini – la piccola Noemi, sorella della vittima, 6 anni appena, è incredibilmente riuscita a sopravvivere alla furia violenta dei colpi del suo aguzzino – e costato la vita a un bambino indifeso travolto e ucciso dalla barbarie di chi avrebbe dovuto solo amarlo e proteggerlo.
Napoli, patrigno-killer confessa: ho ucciso Giuseppe con calci, pugni e con la scopa
Orrore e mistero, allora, un mistero che comincia a diradare la nebulosità in cui i silenzi, le complicità, le bugie, hanno avvolto fino ad oggi la verità sull’omicidio di Giuseppe, morto domenica scorsa a Cardito (Napoli), e sul ferimento dopo il brutale pestaggio della sorellina Noemi, 6 anni, ricoverata nell’ospedale pediatrico Santobono. Oggi, infatti, è il giorno dell’udienza di convalida del fermo del patrigno assassino nel carcere napoletano di Poggioreale dove l’imputato, difeso dall’avvocato Michele Coronella, ha confessato ai pm della Procura di Napoli Nord (competente per il territorio di Cardito) di aver picchiato a calci, schiaffi e pugni i due bambini, “colpevoli” di aver rotto la sponda di un letto acquistato da poco. Il bimbo è stato trovato morto all’interno dell’abitazione in via Marconi, mentre la bimba è stata trasportata al Santobono per ferite da percosse. Ormai fuori pericolo grazie alle cure dei medici dell’ospedale pediatrico, la bimba è stata ascoltata dal pm con l’assistenza di un’equipe di psicologi e ha raccontato delle percosse subite dal patrigno, risultando così decisiva nella ricostruzione dei fatti da parte degli investigatori della Polizia di Stato. La Procura aversana prosegue le indagini concentrandosi anche sulla figura della madre, che al momento non risulta indagata. La terza figlia della donna, una bimba di 4 anni rimasta fortunatamente illesa, è stata invece affidata a una casa famiglia secondo quanto disposto dalla Procura dei minorenni di Napoli.
Scagiona la madre dei due piccoli e si dice «distrutto»: punta alla riduzione della pena?
Madre, sul cui ruolo si è concentrata l’attenzione degli inquirenti al lavoro sul caso, e su cui ha cominciato a dire qualcosa proprio l’ex compagno, omicida del piccolo Giuseppe, a detta del quale ci sarebbe stato l’intervento diretto della donna a difesa del figlio. Dunque, squarciando il velo di silenzio intorno alla figura di questa donna, finora al centro della vicenda eppure rimasta defilata, il 24enne di origini tunisine in cella, ha assertio nel corso dell’udienza di convalida che la donna avrebbe cercato di fermarlo. Inutilmente purtroppo. I due, da quanto trapela, «erano una coppia in crisi e ogni occasione era buona per litigare», ha riferito il difensore del 24enne, ribadendo che il suo assistito ha riferito anche a lui che la compagna «ha cercato di fermarlo». Invano. Eppure, nonostante questo, per gli inquirenti c’è ancora un “buco” di circa 2 ore tra l’aggressione di Tony Essoubti Badre nei confronti dei figli della compagna e il momento in cui è stata chiamata l’ambulanza per soccorrere i due bambini, uno dei quali, come drammaticamente noto, è stato trovato morto all’arrivo di Polizia e sanitari.
Resta sempre un buco di 2 ore nella ricostruzione dei fatti: Giuseppe si poteva salvare?
A quanto fin qui ricostruito e confermato oggi nell’udienza di convalida del fermo dell’imputato, infatti, l’uomo sarebbe sceso in strada dopo aver colpito i due bambini cercando qualcuno di passaggio a cui chiedere aiuto. Non è stata subito chiamata l’ambulanza e, quando questo è stato fatto, è stato riferito di un incidente domestico e i due mezzi, un’automedica giunta da Caivano e un’autoambulanza da Frattamaggiore, sono entrambi partiti in codice giallo. «Sono trascorse due ore e forse il bambino si poteva salvare», ha riferito il difensore del 24enne, l’avvocato Michele Coronella. Un dato che aumenta orrore e sconcerto. Così come non allevia minimante dolore e rabbia quanto riferito dal legale di Tony Essoubti Badre, secondo cui «il ragazzo è in crisi, è distrutto, non riesce a capacitarsi di come possa aver fatto una cosa così grave», spiegando quanto tragicamente accaduto con «un momento di follia pura» – dichiara l’avvocato Coronella – «in cui non si è reso conto di cosa faceva».