È morto Aldo Rampelli: la vita “tra le nuvole” di un generale dal cuore grande

12 Gen 2019 10:45 - di Gloria Sabatini

Sguardo limpido, sorriso sornione e ironico. L’umiltà delle persone grandi e una fede incrollabile messa a dura prova da una vita difficile, addolcita dai colori della speranza e domata da una straordinaria determinazione, mai ostentata.

Era così Aldo Rampelli, generale dell’Aeronautica, padre e marito dolcissimo, figlio spirituale di Padre Pio e patriota: il suo cuore ha smesso di battere all’improvviso, dopo aver addomesticato anni di dialisi e un recentissimo intervento chirurgico. Eclettico, arguto, di una semplicità rara, Aldo Rampelli, romano classe ’30, era figlio del comandante dell’Aeronautica Ugo Rampelli, Generale di Squadra aerea durante la prima e la seconda guerra, insignito dell’ordine al Merito della Repubblica italiana. E quella del volo, ereditata dal papà, era una delle tante passioni di Aldo. Da ufficiale del Genio aeronautico e architetto  ha  lavorato per anni alla progettazione di piste e strutture aeroportuali per poi approdare all’ufficio propaganda dove, grazie anche alle sue doti artistiche, ha contribuito alla promozione dell’Aviazione italiana con eventi commemorativi, dalle prodezze di Francesco Baracca alle spedizioni di Umberto Nobile passando per le trasvolate di Italo Balbo, e  la realizzazione di opere grafiche e mostre internazionali.

Dopo aver lavorato nel centro radar di Monte Cavo, il generale Aldo Rampelli è stato co-fondatore del Museo storico dell’Aeronautica militare di Vigna di Valle. Per l’ultimo saluto ad Aldo nella Chiesa di San Luca Evangelista a Roma un picchetto d’onore dell’Aeronautica ha accompagnato il feretro davanti allo sguardo del figlio Gabriele che, dopo la morte della  mamma Flora (un angelo, come l’ha definita il sacerdote durante l’omelia funebre) e ancor prima del fratellino Daniele, ha vissuto all’unisono con il papà. Inseparabili e complici, Aldo e Gabriele, che dal babbo ha ereditato la sua straordinaria ironia, erano una coppia inossidabile.

 

Amore per la divisa, per la sua famiglia, per la sua terra e una devozione totale per Padre Pio, il suo santo “di riferimento”, che, insieme Fraternità francescana di Betania, di cui era oblatore, gli hanno permesso di vivere a testa alta tra dolori e alterne vicende che avrebbero sfiancato chiunque. Il Vangelo, come pratica di vita, la “frequentazione” con il frate di Pietralcina  a San Giovanni Rotondo hanno permesso ad Aldo di affrontare con “leggerezza”  gli ostacoli di una vita non facile. Fatti, gesti, opere, perché Aldo era lontano anni luce dalla retorica e dall’esibizionismo. Come per la sua fede  politica, mai decantata ma vissuta con l’esempio. Senza mai prendersi troppo sul serio. Storica la sua appartenenza alla destra italiana, fin dai primi comizi semi-clandestini di Arturo Michelini quando – raccontava al figlio – si scendeva dal furgone allestito a mo’ di palco e si scappava via alle prime avvisaglie di polizia sotto il lancio dei sampietrini. Dagli anni duri del primo Movimento sociale italiano nell’immediato dopoguerra il generale Rampelli ha seguito tutta la parabola della destra italiana. Non c’era campagna elettorale che non lo vedesse partecipare all’agone, magari nelle retrovie, lontano dai riflettori, senza farsi notare. Del sostegno di Aldo nessuno poteva dubitare, anche negli ultimi anni, malgrado l’età avanzata e gli “acciacchi”, non rinunciò alla tessera di Fratelli d’Italia con lo stesso sguardo sornione con il quale varcava l’ingresso della sede missina di via Livorno 1 per insegnare ai ragazzi l’arte della serigrafia.

 

 

 

 

 

 

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