Il governo promette: a Battisti seguiranno altri terroristi in giro per il mondo
In una conferenza stampa a Palazzo Chigi il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il ministro dell’Interno Matteo Salvini e il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede hanno fatto il punto sulla situazione relativa alla cattura di Cesare Battisti. La cattura di Cesare Battisti “è un grande risultato che dovevamo alla giustizia italiana, non solo in astratto perché avesse la sua effettività, ma che dovevamo anche ai famigliari delle vittime” del leader del Pac. Così il premier Conte, nel corso della conferenza stampa. Il presidente ha poi ringraziato “le forze di intelligence, di polizia, di Interpol, a tutti i livelli” per “il gioco di squadra”. “Troppo attivismo? È una sua valutazione, che nasconde una provocazione, il fatto che il governo informi la popolazione è per me un valore”, ha poi detto il premier rispondendo a una giornalista che gli chiede se sulla vicenda Battisti il governo ha avuto una sovraesposizione mediatica.
Sulla cattura di Battisti c’è “poco da aggiungere, è cosa che aspettavamo da 37 anni, c’è stata anche un po’ di fortuna che non guasta mai, lavoriamo ora su altre decine di terroristi e su alcuni abbiamo elementi positivi”. Così Matteo Salvini a Palazzo Chigi. “Stiamo lavorando per recuperare terroristi che se la stanno godendo in giro per il mondo. Terroristi di ogni colore politico: bianco, rosso, verde”, ha poi assicurato Salvini lasciando la conferenza stampa a Palazzo Chigi.
In precedenza c’è stata una lunga, cordiale e costruttiva telefonata tra il presidente brasiliano Jair Bolsonaro e il ministro dell’Interno Salvini. ”Gli ho ribadito l’enorme grazie a nome di 60 milioni di italiani per averci permesso di chiudere positivamente la questione Battisti e ci siamo impegnati ad incontrarci presto in Brasile o in Italia per rinsaldare i legami tra i nostri popoli, i nostri governi e la nostra amicizia personale”, spiega il titolare del Viminale.
Intanto si apprende che Battisti non andrà nel carcere romano di Rebibbia ma ad Oristano. Lo ha annunciato il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, in conferenza stampa. “È stato consegnato al Gruppo operativo mobile della Polizia penitenziaria e non sarà portato a Rebibbia ma a Oristano – ha spiegato il ministro – per ragioni di sicurezza”. “Chi ha sbagliato macchiandosi di reati così gravi deve pagare. E’ importante che sia caduto l’elemento di commutazione dell’ergastolo a 30 anni, così Battisti sconterà pena che gli è stata comminata da tribunali italiani”, ha sottolineato il ministro Bonafede. Bonafede ha parlato di una “giornata importante per le famiglie delle vittime e per tutto il popolo italiano, un messaggio di giustizia che non si indebolisce con passare tempo”. Un risultato frutto di “un lavoro di squadra in cui tutte le istituzioni sono state compatte tutte compatte ministero della Giustizia, le forze ordine in collaborazione costante con Viminale”. Il ministro ha poi sottolineato anche la collaborazione internazionale: “oggi l’Italia si fa rispettare nel mondo e continuerà a farlo non solo nella ricerca di tutti gli altri che hanno un debito con la giustizia italiana ma anche in tutta la politica di prevenzione del terrorismo, in cui abbiamo una voce sempre più autorevole”. La fuga di Battisti “ha mortificato il dolore delle famiglie delle vittime e quella mortificazione è stata protetta da alcuni governi come quello francese e per un periodo quello brasiliano Nel cambiamento di una atmosfera a livello internazionale – ha concluso Bonafede – sono i valori principali di ogni democrazia a essere rispettati”.
Anche il vicepremier Luigi Di Maio, su Facebook, ha commentato la vicenda: la cattura di Cesare Battisti, arrivato stamane a Ciampino, rappresenta “un punto di partenza di un’Italia che dà un segnale a questi signori che non possono rimanere impuniti”. Ci sono tanti terroristi “rossi e neri ancora a piede libero”, ricorda il vicepremier del M5S in viaggio verso Strasburgo. Per questo, promette, “non finisce con Battisti. Questi signori devono sentire la pressione dell’Italia che finora ha accettato la qualunque”.