Così Battisti è stato “pedinato” via web: «utilizzata una tecnologia molto avanzata»

14 Gen 2019 13:48 - di Paolo Lami
Cesare Battisti

Cesare Battisti è stato “pedinato” via web dagli investigatori italiani che hanno seguito la scia che si è lasciato dietro nella sua fuga, una traccia internet che è stata agganciata dalla tecnologia.
Il procuratore generale di Milano, Roberto Alfonso, e il sostituto Pg, Antonio Lamanna spiegano, senza entrare ovviamente troppo nei dettagli,  come ha fatto la polizia italiana a scovare il terrorista dei Pac che era sparito dalla sua abitazione di Cananeia, a Rio De Janeiro, beffando gli agenti brasiliani.

Quello che si sa è che Battisti aveva in tasca una carta di credito bloccata e, probabilmente, ha tentato di fare qualche prelievo che è stato segnalato dall’operatore all’Interpol. E, certamente, questa traccia, soprattutto se i i tentativi di prelievo sono stati diversi, può aver indirizzato le indagini. Così come le hanno sicuramente indirizzate i tentativi di Battisti di mettersi in contatto con la sua folta cerchia di amici, sostenitori e conoscenti, soprattutto intellettuali ideologicamente schierati, anche attraverso i vari cellulari che il killer dei Pac ha utilizzato e cambiato o, magari, gli accessi al suo account di posta elettronica, ai suoi profili Social o ad app di messaggistica come Whatsapp, Skype o Messagenet.

E’ stata usata «una tecnologia molto avanzata, è stata seguita la scia Internet, la localizzazione» fanno sapere i magistrati, preferendo non aggiungere altro, visto che si tratta di un elemento che potrà portare a nuovi risultati. E confermano che ci saranno «ulteriori indagini» su eventuali complici che ne hanno favorito la fuga e la sua lunga latitanza, visto che i vicini di casa non lo vedevano da novembre e qualcuno deve averlo aiutato a eludere i controlli e anche a sopravvivere in questi mesi con pochi soldi in tasca.
Probabilmente una delle app o dei Social utilizzati da Battisti aveva la localizzazione attivata e, forse, il killer dei Pac neanche si era accorto o non si ricordava di aver autorizzato, a suo tempo, la georeferenziazione.
Ora per capire a chi spetterà la competenza a indagare, dicono i magistrati, «aspettiamo un rapporto della polizia giudiziaria».

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