Afghanistan, Del Vecchio: il ritiro del contingente italiano è operazione lunga e delicata

29 Gen 2019 14:37 - di Redazione

Il rientro del contingente italiano dall’Afghanistan “è un’operazione delicata, che ha bisogno di tempo per essere organizzata, in cui bisogna garantire la sicurezza del personale e dei mezzi”. Lo afferma il generale Mauro Del Vecchio, comandante delle forze Nato in Afghanistan nell’ambito dell’operazione Isaf dal 2005 al 2006. “L’annuncio del presidente Trump di ritirare i soldati statunitensi non consente una via di uscita diversa alle altre nazioni dell’alleanza – chiarisce – L’impegno statunitense nella missione è molto più forte di quello delle altre nazioni coinvolte e nessuna può farsi carico da sola sia dell’impegno del personale che delle risorse finanziarie. Però, se questo era l’intendimento degli Usa, sarebbe stato opportuno concordarlo con gli altri paesi”. “Quando mi chiedevano quanto tempo saremmo rimasti – racconta l’ufficiale – dicevo che non saremmo potuti tornare prima del 2015-16 perché la situazione era difficile”. Ora, spiega Del Vecchio, “gli accordi che sembra siano stati raggiunti dal governo statunitense con i talebani sono un punto molto importante. Se verranno mantenuti consentiranno di arrivare al risultato iniziale della missione che era quello di evitare che quel Paese diventasse rifugio del terrorismo internazionale come lo stava diventando”. Rimane ancora da raggiunge, chiarisce, “l’altro obiettivo iniziale, quello di aiutare un paese in difficoltà cercando di avviarlo verso una strada di progresso e di diritti. Se da una parte gli accordi Usa con i talebani sembrano rispondere a un primo obiettivo il secondo non è stato raggiunto”. Sul fatto che il ministro della Difesa Elisabetta Trenta avrebbe dato disposizioni al Coi di valutare l’avvio di una pianificazione per il ritiro del contingente italiano in Afghanistan, il generale Del Vecchio rileva che “il ministro della Difesa non parla con il Coi ma con il capo di Stato Maggiore della Difesa che, a sua volta, parla con il comandante del Coi. Se si fosse effettivamente rivolto direttamente al Coi, allora sarebbe un comportamento stridente. Tra l’altro – osserva Del Vecchio – una decisione importante come quella di terminare una operazione così complessa andava rappresentata anche in Parlamento”.

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