Vespa: quell’eccellenza italiana che si è affermata anche nella terra delle Harley Davidson
Le notizie provenienti da Oltreoceano sul successo della Vespa negli States ci spingono a raccontare la storia di una delle eccellenze italiane più strepitose e contemporaneamente a rendere giustizia a un vero genio italiano, tanto lungimirante quanto incompreso, l’ingegner Corradino D’Ascanio, che della Vespa fu il papà, ma che soprattutto fu il pioniere e inventore dell’elicottero. Inascoltato da Mussolini e dalle alte sfere militari, l’elicottero di D’Ascanio rimase nei magazzini e nello scrigno delle buone intenzioni, e questo rimpianto accompagnò l’ingegnere abruzzese per tutta la sua vita. Nel suo garage rimase un piccolo elicottero utilizzato a scopo agricolo, un drone: un po’ poco, considerando che se opportunamente finanziato, quel mezzo avrebbe persino potuto mutare le sorti della guerra, ma né gli italiani né i tedeschi compresero quella rivoluzione che si nascondeva sotto il rotore. A D’Ascanio rimase la “consolazione” della Vespa, che già nel 1948 era lanciatissima in tutta Europa. Ed è, a quanto pare, un amore capace di resistere al trascorrere del tempo, quello che gli americani sembrano nutrire per la Vespa, come risulta dall’indagine annuale Resale Value Awards, pubblicata sul New York Times: la Vespa oggi è il veicolo con la maggior capacità di mantenere il proprio valore nel tempo. Dato clamoroso nella terra delle Harley Davidson. Il report, condotto da J. D. Power, società di studi e recensioni sui veicoli, ha preso in esame 24 categorie di veicoli per analizzarne l’andamento del prezzo di rivendita nell’arco di tre anni. Dai dati è emerso che mentre il valore medio di rivendita dopo tre anni per i veicoli a quattro ruote è pari al 55,7%, il valore medio per i modelli Vespa è pari al 72,1%, con un picco del 79% per i modelli Sprint 150 e Gts 300. Vespa insomma batte le migliori auto, camion e veicoli sportivi, tra cui il vincitore assoluto, Dodge Heavy Duty Ram 3500 (75%), i migliori leader di auto sportive premium compatte, la Porsche Cayman e la Boxster (58,9 per cento) e anche la celebre 911 (58,7%). Secondo Lenny Sims, vice presidente di J. D. Power e responsabile del settore motocicli, il driver principale del valore di Vespa è l’immagine che si è costruita nella cultura popolare nei suoi 72 anni di vita; è stata un successo sin dagli anni ’50 ed ha mantenuto negli anni l’estetica della versione originale del 1946. Quindi la notizia del rischio di vedere la Vespa gravata da dazi doganali Usa non preoccupa affatto la Piaggio. Secondo fonti vicine all’azienda, in realtà si tratterebbe di una questione di cui si discute da circa venti anni.
La Vespa rimise in moto l’economia post bellica
E il successo della Vespa ha molteplici spiegazioni: mell’immaginario collettivo ha contribuito a rimettere in moto l’Italia post-bellica (era oltremodo economica), rilanciando ancor prima del boom dei favolosi anni Sessanta l’idea di un Paese in cammino verso nuove mete. Intramontabile fenomeno di costume, simbolo di libertà e di avventura, ha rappresentato da subito la prova tangibile dell’ingegno tipicamente italico e del più avanguardistico design made in Italy. Prototipo scopiazzato e invidiato ovunque, clonato dall’India al Brasile, omaggiato al Moma di New York e assurto di diritto alla gloria di eterno simbolo del Bel Paese “in moto”, su due ruote, diretto alla conquista del progresso, la Vespa oggi è anche un oggetto di culto vintage al centro di raduni di appassionati di mezzo mondo: gli oltre suoi sette decenni non ne hanno minimamente intaccato smalto formale e valore sociale. La Vespa è lo scooter più famoso e venduto al mondo: 18 milioni di esemplari venduti dappertutto. Il 23 aprile 1946 venne depositato a Firenze il brevetto. E nello stesso anno, il debutto: la prima Vespa è la 98cc, prodotta in duemila esemplari. Due anni dopo fu la volta della 125, tutte rigorosamente col cambio a mano. La Vespa nacque dall’intuito imprenditoriale di Enrico Piaggio, che voleva riconvertire l’azienda di aeroplani di famiglia, e dal genio del già citato D’Ascanio, ingegnere che non amava la motocicletta: insieme al disegnatore Mario D’Este, ne progettò una, l’Mp6, che ne avesse le prestazioni ma con la popolarità della bici e l’eleganza e la comodità dell’automobile. Poi arrivarono Gregory Peck e Audrey Hepburn che con Vacanze romane divennero gli insostituibili testimonial del mito nonostante siano decine e decine le pellicole che l’hanno in qualche modo immortalata. Il resto è storia. La storia di un susseguirsi di prototipi, versioni speciali e modelli ad hoc, di campagne pubblicitarie che hanno scritto alcuni dei capitoli più significativi e noti della storia della comunicazione, di astuzie del marketing e di conquiste della tecniche declinate a un mito che ha raccontato e simboleggiato un Paese in viaggio.
E ancora oggi la Vespa torna a viaggiare: in un decennio triplica le vendite (complessivamente quasi un milione e mezzo, 166.000 l’anno scorso) e le fabbriche. Allo stabilimento di Pontedera si affiancano prima quello vietnamita di Vinh Phuc, poi quello indiano di Baramati. Nel 2003 ncque la Granturismo, la più grande e potente, nel 2012 la 946 che rievoca nel nome il suo anno di nascita, ma guarda al futuro, e nel 2015 esce in una nuova veste firmata da Giorgio Armani. Affiancata, in commercio, dalla immarcescibile Primavera, la Sprint, la gamma Gts dalla grande scocca: ultime nate di una scuderia di razza che ha fatto epoca.