Terrorismo, il somalo fermato a Bari mostrava in chat le foto del Vaticano
Aveva con sé foto del Vaticano che mostrava in chat il somalo fermato due giorni fa dagli agenti della Digos della Questura di Bari e indagato per i reati di associazione con finalità di terrorismo anche internazionale, istigazione a commettere reati di terrorismo e pubblica apologia di reati di terrorismo.
Il provvedimento di fermo, disposto dalla Procura di Bari, si era reso necessario «in considerazione – avevano spiegato gli inquirenti – del pericolo imminente di fuga» e doveva poi essere convalidato dal gip del Tribunale di Bari.
Il fermo d’urgenza del somalo era scattato in seguito alle intercettazioni telefoniche e telematiche che avevano permesso agli investigatori dell’antiterrorismo di Bari, coordinati dal pm Giuseppe Maralfa, di raccogliere diverso materiale fra cui foto, video e documenti, riconducibili all’ideologia jihadista legata all’estremismo islamico e, in parte, relativi a immagini di luoghi possibili bersagli di attacchi. Fra questi proprio il Vaticano di cui il cittadino somalo 20enne disoccupato, da tempo residente a Bari e su cui si era concentrata l’attenzione della magistratura che aveva avviato accertamenti specifici, aveva scaricato foto dal web condividendole anche in chat.
La fretta degli investigatori che aveva portato al fermo d’urgenza, era motivata anche dal fatto che il somalo ora accusato di terrorismo aveva intensificato la sua attività in rete proprio all’indomani dell’attentato di Strasburgo nel corso del quale sono rimaste uccise 4 persone, fra cui il giornalista radiofonico italiano Antonio Megalizzi.
Il somalo, che aveva già preparato la valigia per lasciare velocemente Bari – anche da qui l’accelerazione sulle indagini che ha portato al fermo – ha risposto, per circa due ore, alle domande del gip e del pm, durante l’udienza di convalida nel carcere di Bari.
Di fronte ai magistrati il somalo ha respinto l’ipotesi investigativa di un fuga imminente così come le accuse che gli sono state contestate relative alla detenzione di materiale sospetto, soprattutto foto e video, trovato intercettando il suo telefono.
Dal canto suo il gip del Tribunale di Bari, Maria Teresa Romita, si è riservata di decidere sulla richiesta di convalida del fermo e sulla conseguente richiesta di applicazione della misura cautelare in carcere avanzata dal pm della Dda Giuseppe Maralfa.