Sanzioni alla Russia, Lollobrigida (FdI): non favoriscono il dialogo e danneggiano l’Italia
Il Consiglio dell’Unione europea ha prorogato oggi le sanzioni economiche, rivolte a settori specifici dell’economia russa, fino al 31 luglio 2019. La decisione fa seguito a un aggiornamento del presidente francese Emmanuel Macron e della cancelliera tedesca Angela Merkel al Consiglio europeo del 13 e 14 dicembre 2018 sullo stato di attuazione degli accordi di Minsk, a cui sono collegate le sanzioni. Dato che non sono stati compiuti progressi, il Consiglio europeo ha preso la decisione politica di rinnovare le sanzioni economiche contro la Russia e ha adottato questa decisione oggi con procedura scritta e, in linea con la regola per tutte queste decisioni, all’unanimità.
Sanzioni, politica miope dell’Europa
Le misure riguardano i settori finanziario, energetico, della difesa e l’area dei beni a duplice uso. Fortemente contraria al rinnovo delle sanzioni, da sempre, è Fratelli d’Italia che attraverso il capogruppo alla Camera, Francesco Lollobrigida, ha duramente attaccato la decisione presa oggi in sede europea: “Continua la politica miope e suicida dell’Europa, che oggi ha rinnovato di altri sei mesi le sanzioni economiche alla Russia. Non è questo lo strumento per favorire un ritorno al dialogo tra Mosca e l’Ue, e soprattutto sono un danno enorme, del valore di oltre tre miliardi l’anno, che continuerà a pesare come un macigno sull’import/export italiano”, ha concluso il deputato. Le sanzioni economiche prorogate con la decisione in questione, fra l’altro, limitano l’accesso ai mercati dei capitali primari e secondari dell’Ue da parte di cinque grandi enti finanziari russi a maggioranza statale e delle loro filiali controllate a maggioranza stabilite al di fuori dell’Ue, nonché di tre grandi società russe attive nel settore energetico e tre attive in quello della difesa; impongono un divieto di esportazione e di importazione per quanto riguarda il commercio di armi; stabiliscono un divieto di esportazione dei beni a duplice uso per scopi militari o per utilizzatori finali militari in Russia; limitano l’accesso russo a determinati servizi e tecnologie sensibili che possono essere utilizzati per la produzione e la prospezione del petrolio.