“Open Arms”, i pm scoprono il trucchetto della Ong per far sbarcare i migranti in Italia

12 Dic 2018 14:37 - di Federica Argento

La Ong “Open Arms”finisce nei guai. E non solo per il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, che è l’accusa già più volte contestata alle associazioni di volontari che soccorrono migranti in mare.  La Procura di Ragusa contesta agli operatori, a chiusura delle indagini sui «salvataggi» effettuati nel marzo 2018, anche l’accusa di violenza privata ai danni del governo italiano, ed in particolare del ministero degli Interni, Salvini. Lo rende noto Il Fatto Quotidiano.

Benché il gip all’epoca dei fatti avesse disposto il dissequestro della nave, i pubblici ministeri di Ragusa Fabio D’Anna e Santo Fornasier rilevano, nell’avviso di conclusione delle indagini, che gli operatori di “Open Arms” – il comandante della nave, Marc Reig Creus e la capo missione, Ana Isabel Montes Mier, che il 16 marzo 2018 hanno disatteso le istruzioni loro date dal Centro Nazionale di Coordinamento del Soccorso Marittimo di Roma, imbarcando 216 migranti

Inoltre la ong avrebbe usato un altro “trucchetto” per far sarcare i migranti in Italia: una volta giunti nelle acque maltesi, sempre secondo i giudici, gli operatori di Open Arms avrebbero omesso di richiedere alle autorità della Valletta l’autorizzazione allo sbarco o l’indicazione di un porto sicuro, nonostante le sollecitazioni delle autorità italiane e spagnole: pertanto avrebbero costretto le autorità italiane a concedere loro un approdo in territorio italiano. In sintesi, rifiutando di seguire le indicazioni che venivano loro fornite, e presentandosi con il carico di profughi a Pozzallo, di fatto Open Arms avrebbe costretto con la forza le autorità italiane ad accogliere 216 migranti che secondo il governo dovevano essere consegnati ad un altro paese: violando così le prerogative del Viminale (e le disposizioni del ministro dell’epoca: che era ancora il pd Marco Minniti).

L’accusa è stata notificata ai due dirigenti della Ong spagnola e al ministero dell’Interno, individuato come parte offesa della vicenda. Al centro della vicenda ci sono i due interventi che la nave dei volontari effettua il 15 marzo al largo delle coste libiche.

 

Commenti

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  • giovanni 13 Dicembre 2018

    e’ ora di finirla quelle barche vanno sequestrate e rottamate e i comandanti arrestati e lasciati in carcere finche’ non hanno pagato tutte le spese per tutti gli africani che avevano sulla barca.come extra un bel paio di sberle.