Offese ai gay: cosa è accaduto veramente al processo contro Silvana De Mari
Condannata per avere diffamato i gay: più o meno tutti i media che se ne sono occupati hanno riportato la notizia della condanna della psicoterapeuta e scrittrice fantasy Silvana De Mari, 64 anni, portata in tribunale a Torino perché pensa – e dice – che dall’omosessualità si può guarire. E in effetti la De Mari, con la sentenza del giudice Eugenia Melania Cafiero èstata condannata a pagare una multa di 1.500 e una provvisionale di 2.500 euro al Coordinamento Torino Pride e a Rete Lenford per aver legato l’attività dei gruppi Lgbt allo sdoganamento della pedofilia. Il mondo Lgbt canta vittoria ma anche la De Mari, sul suo profilo Fb, canta vittoria (e il suo post è stato censurato). Era un post in cui la De Mari spiegava di essere stata assolta per le sue opinioni sui gay e condannata solo per aver accusato il mondo dei gay di rapporti ambigui con il movimento pedofilo e per averli ancora accusati di voler limitare la libertà di espressione. Insomma diffamazione c’è stata ma non tutto quello che Silvana De Mari dice rientra in questa fattispecie. “E’ stato riconosciuto che parlare come ho parlato è un mio diritto…”. Questo il senso vero della condanna subìta, una condanna a metà, non una condanna piena. In pratica così la leggono la De Mari e il suo legale. Alla fine dunque chi sperava in una sentenza risolutiva della querelle che oppone questa psicoterapeuta ai movimenti gay vede deluse le aspettative: il dibattito continua con la De Mari che tratta l’omosessualità alla stregua di una malattia e i gay che la accusano di propaganda omofoba e oscurantista. Non solo. Silvana De Mari si ritiene simbolo di una resistenza culturale al pensiero unico sui gay. Simbolo e anche vittima. E spiega: “Il mio è stato un processo politico. Il Pubblico Ministero ha domandato se avevo mai fatto la Sentinella i piedi e se sapevo che era un’associazione religiosa. Fare la sentinella in piedi è male e l’articolo 3 della costituzione che garantisce la libertà di praticare una religione sembra lievemente ammaccato. Il PM era scandalizzato che ci fossero persone a sostenermi e ha “insinuato” che queste persone facevano probabilmente parte di alleanza cattolica o delle sentinelle in piedi. Non faccio parte di nessuna delle due associazioni, ma non mi pare che siano sulla lista della associazioni mafiose.”
Il coordinamento Torino Pride parla invece di una sentenza storica, uno stop ai discorsi e agli scritti di Silvana De Mari che risultano umilianti per i gay e incoraggiano la discriminazione nei loro confronti. Il difensore della De Mari, l’avvocato Mauro Ronco, annuncia invece ricorso contro la condanna per diffamazione e invita tutti alla moderazione: “Nessun trionfalismo né disfattismi. Grazie a Dio si è trovato un giudice che ha cercato di sviscerare i problemi e ha messo in evidenza le critiche serie nei confronti dei comportamenti omosessuali riconoscendo che la De Mari non ha attaccato personalmente nessuno”.