L’amica geniale, storia di riscatto femminile senza passare dal femminismo

19 Dic 2018 11:25 - di Annalisa Terranova

L’amica geniale chiude in bellezza e stravince gli ascolti della prima serata di martedì. L’ultimo appuntamento con la fiction di Rai1, diretta da Saverio Costanzo e basata sul primo dei quattro romanzi di Elena Ferrante, ha ottenuto infatti 6.974.000 telespettatori e il 27,73% nel primo episodio, e 6.620.000 con il 33,11% nel secondo. Molto distante Canale 5 che con il film Una tata magica ha registrato 2.257.000 telespettatori e uno share del 9,8%.

I quattro libri di Elena Ferrante

Elena Ferrante ha scritto quattro libri sulla storia di un’amicizia femminile (“L’amica geniale”, “Storia del nuovo cognome”, “Storia di chi fugge e di chi resta”, “Storia della bambina perduta”)  che attraversa l’inquieto dopoguerra e si focalizza sulla vita di due amiche, Elena (Lenù)  e Lila, cresciute in un rione napoletano povero e pieno di maschi violenti, intrisi di pregiudizi e di codici d’onore che tengono le donne ai margini.
I romanzi di Elena Ferrante e la serie tv hanno avuto enorme successo perché raccontano la storia del riscatto femminile attraverso lo studio. Un percorso che non rende sempre le donne più felici ma sicuramente le rende più consapevoli. Un messaggio importante in tempo in cui le vie di accesso alla cultura sono aperte ma svalutate, perdono qualità e si impone la religione del successo da ottenere tutto e subito. Che cos’è stato studiare per le donne? Una via di emancipazione personale, senza passare necessariamente per il femminismo. Ma anche un modo per somigliare ai maschi, per attirare il loro rispetto e, da ultimo, per conquistarli. E’ così che Elena seduce gli uomini, come si vedrà nelle future edizioni della serie tv, mentre Lila può contare solo sul suo fascino di sirena.
Eppure, maschi e femmine non studiano nello stesso modo. I maschi coltivano l’autostima, le femmine sentono il rischio di restare sopraffatte. E poi c’è la scrittura come dono. Elena scrive per i suoi amori. Ma sembra che elabori compitini a casa. Ciò che Elena studia rimane in superficie e in realtà il suo affannarsi sui libri non significa più niente dinanzi alla tentazione di concedersi, come tutte le donne del rione dov’è cresciuta, al ruolo tradizionale di moglie o amante privilegiata. La sua emancipazione attraverso lo studio e la scrittura alla fine risulterà incompleta.

La storia di un’amicizia

Poi, c’è la storia di un’amicizia. Un’amicizia tra donne, con quel sottofondo di rivalità complesse, sfuggenti, inconfessabili che allontanano a dispetto della vicinanza dovuta all’affetto. Le due amiche sono una specchio dell’altra. E come sempre accade, in tutte le amicizie, una trae forza dall’altra, segnando irrimediabilmente la propria subalternità. Impossibile non immedesimarsi, impossibile non commuoversi per questo gioco di emozioni, gioie e sofferenze, per questo continuo scambio di genialità inespresse eppure visibili.  E infine, ci sono gli uomini: non uno che riesca bene. Né padri, né fratelli, né mariti, né fidanzati. Convincono solo quelli che si assumono le proprie responsabilità senza tante chiacchiere.Ma alla fine, dopo tante pagine divorate con curiosità e partecipazione, e dopo avere visto la serie di Saverio Costanzo, una si ritrova sia in Elena che in Lila. Non sa decidersi a scegliere, perché le tante sfumature alla fine non determinano figure nette e precise. E restiamo a interrogarci, a tentare di capire se Elena ha una sua volontà oppure no, se riesce a fare altro, a concepire altro,  che non sia concedersi all’andatura di Lila. E Lila, chi è veramente? La “cattiva” tra le due, l’invidiosa, quella che cede ai compromessi o l’emblema della donna moderna, che in ogni caso ce la farà da sola?

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