La resa totale di Macron ai gilet gialli è solo un modo per conservare la poltrona

11 Dic 2018 15:28 - di Antonio Pannullo

La resa incondizionata del presidente francese Emmanuel Macron ai dimostranti lascia molto perplessi: intanto all’indomani degli annunci fatti dal presidente per placare la collera dei dimostranti, i gilet gialli non rinunciano ai blocchi, che restano numerosi attraverso tutto il Paese. Oltre ai blocchi, per il governo si annuncia inoltre una settimana calda all’insegna degli scioperi: Camere di commercio e industria, licei, dipendenti del Centro delle finanze pubbliche si preparano ad incrociare le braccia se non a occupare e dimostrare. Ma il punto non è questo, si sa che in mezzo ai gilet gialli c’era un po’ di tutto: estrema destra, dicono, estrema sinistra, sicuramente, semplici scontenti, casseurs, emarginati a vario titolo, ma anche cittadini ridotti in povertà dalle politiche rigorose dell’Unione europea, sposate da Macron e dalla Merkel.

Perché Macron ritira gli aumenti se erano per una giusta causa?

Ecco il punto della questione: Macron ha contrabbandato l’aumento dei carburanti, poi ritirato, come modo per reperire le risorse per attuare una più verde ed equa politica ambientale. In pratica, ha detto Macron, i soldi rastrellati con gli aumenti dei carburanti serviranno per pagare una più efficace gestione della politica energetica e ambientale. E fino a qui non c’è nulla di male, è una scelta come un’altra, una scelta che un governo ha il diritto-dovere di fare. Ma il momento che la piazza si rivolta, non importa quanto violentemente, il capo dello Stato ha il dovere di rimanere fermo nelle sue posizioni, se davvero crede che siano giuste e che siano volte al bene comune. Se non lo fa, se si arrende, se torna indietro, vuol dire che alla fine non ci credeva tanto neanche lui, e che allorta ha ragione la destra, italiana e francese, quando dice che Macron è uomo dei poteri forti. Tesi corroborata anche dal fatto che Macron ha fatto, nel suo discorso, promesse fantastiche, mirabolanti, pur di non perdere la sua poltrona, all’Eliseo a a Bruxelles. In definitiva, sembra che i gilet gialli annuncino la fine di questa Europa delle tasse e del rigore, e la retromarcia che Macron ha fatto a spese delle sue dichiarazioni di principio, non farà che affrettare questa catastrofe europea.

Il discorso di Macron lascia scontenta la maggioranza dei francesi

Molto più preoccupante considerando che il discorso di Macron pronunciato ieri sera dall’Eliseo, a poco meno di un mese dall’inizio delle proteste dei gilet gialli, è stato seguito da oltre 21 milioni di telespettatori su TF1, France 2 e M6, secondo i dati pubblicati oggi. Il tanto atteso intervento di 12 minuti è stato ascoltato da 9,7 milioni di persone solo su TF1, dando al canale una quota di ascolto del 34,3%. Il risultato però è stato che il discorso di Emmanuel Macron non ha convinto il 59% dei francesi, contro il 40% degli interpellati che ha invece creduto alle sue proposte. È quanto emerge da un sondaggio condotto da Odoxa per Le Figaro e Franceinfo, secondo cui il 55% dei francesi si è detto favorevole al bonus di fine anno defiscalizzato, il 61% all’aumento di 100 euro dei salari minimi, il 70% alla fine del prelievo per le pensioni sotto i duemila euro e l’85% alla defiscalizzazione degli straordinari. Intanto le sinistre passano all’incasso: i deputati socialisti, di Insoumis e comunisti presenteranno oggi una mozione di censura all’Assemblea nazionale contro il governo di Emmanuel Macron e Edouard Philippe, per la gestione della crisi dei gilet gialli. I deputati Ps, che avevano deciso di attendere l’intervento del capo dello stato, hanno scelto di aderirvi all’unanimità. La mozione dovrà essere sottoposta al voto dell’Assemblea almeno 48 ore dopo essere stata presentata, in linea con l’articolo 49-2 della Costituzione.

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