La manovra approda alla Camera. Ad accoglierla c’è un coro di critiche
La manovra economica approda a Montecitorio per il suo definitivo varo, ma ad accoglierla c’è un coro di critiche. Nulla di strano nella dialettica maggioranza-opposizione, ma sulla prima legge di Bilancio sfornata dal governo giallo-verde, gravano soprattutto gli annunci roboanti (addirittura dal balcone di Palazzo Chigi) seguiti da precipitose retromarce, le polemiche con l’Unione Europea poi annacquate in una mediazione estenuante e, infine, la sproporzione tra gli obiettivi annunciati (leggi reddito di cittadinanza e quota 100 per le pensioni) e le risorse realmente disponibili. In più, il tutto è stato ficcato alla meno peggio in un testo ignoto fino all’ultimo secondo e poi approvato a scatola chiusa da un Senato in tumulto.
Il Pd ricorre alla Consulta
In un contesto così è persino scontato che l’opposizione alzi i decibel e, nel caso del Pd, si infili nella strada cieca dei ricorsi alla Corte Costituzionale lamentando la violazione delle procedure durante l’iter della manovra a Palazo Madama. Pura propaganda dal momento che, con buona pace del senatore Matteo Richetti, promotore dell’iniziativa, difficilmente la Consulta dedicherà di mettere il dito tra le polemiche politiche. Diversamente dal Pd, Forza Italia ha rinunciato alla carta bollata, ma non alle critiche: «Questa manovra – attacca il vicepresidente Antonio Tajani – non affronta il tema disoccupazione, non ha nulla per le infrastrutture, non diminuisce le tasse e colpisce i pensionati. In Parlamento faremo opposizione dura contro una manovra finalizzata solo a raggranellare un po’ di voti».
Tajani: «La manovra colpisce i pensionati»
Dà voce, invece, al mondo del volontariato e del no profit, penalizzato dal raddoppio dell’Ires, Lorenzo Cesa, leader dell’Udc: «Il governo – sostiene – punisce chi fa del bene e aiuta gli altri e premia i furbetti che evadono le tasse e provano a fregare il prossimo». Nella polemica s’inserisce anche Dema, il movimento del sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, e questa volta per criticare i 75 milioni di euro stanziati per il rattoppo delle strade di Roma, considerato un aiutino del governo alla sindaca grillina Virginia Raggi: «Scoprire che le buche non sono tutte uguali e che si può usare l’esercito per tapparle ci precipita negli anni più bui della prima Repubblica». E questa volta è difficile dargli torto.