Inventava le notizie, licenziato giornalista tedesco. Quanti ce ne sono in Italia?

20 Dic 2018 18:17 - di Giovanni Pasero

È un talento della scrittura, ma “non è un giornalista”. Ad ammetterlo è lo stesso Der Spiegel che ha licenziato il 33enne Claas Relotius, “vincitore di numerosi premi” per il suo lavoro. Era famoso soprattutto per le sue inchieste e i reportage. «Verità e menzogna erano mescolate nei suoi pezzi» scrive il settimanale tedesco in un articolo, pubblicato oggi nella sua versione on line, in cui rivolge le sue scuse ai lettori. «Alcuni erano soltanto impreziositi con particolari, altri completamente falsi» denuncia la storica rivista che vanta la maggiore tiratura in Germania.

Premiato dalla Cnn come giornalista dell’anno

Eletto giornalista dell’anno dalla Cnn, citato da Forbes come giovane di talento nel settore Media, aveva scritto con la testata «55 articoli per Der Spiegel, tre tradotti in inglese e pubblicati sul sito web, oltre ad altri 18 che sono stati distribuiti ai clienti». Il giovane ha ammesso di averlo fatto «per paura di fallire» ma, scrive il giornale, ha dovuto “liberare il suo ufficio e da lunedì non è più tra noi”.

Un caso che non è il primo. Qualcosa di simile è accaduto alla fine degli anni ’90 con un reporter americano. Sulla vicenda è stato girato anche un film.  Stephen Glass, che già a 23 anni entra nel New Republic e intraprende una rapida ascesa a suon di articoli spettacolari su comportamenti biasimevoli di esponenti politici alle convention, imprese di hacker e altro. Tuttavia un reporter investigativo, Adam Peneberg, scopre numerose discrepanze nei suoi articoli e il direttore del giornale, Chuck Lane, s’impegna a verificarli, scoprendo che erano stati in gran parte o del tutto inventati.

Il noto giornalista italiano e l’articolo su Tyson

La domanda che, legittimamente, può porsi qualche lettore italiano è inevitabile: “C’è qualche blasonato reporter italiano che ha inventato (o inventa) le notizie?”. A tal proposito, ci sono aneddoti esilaranti su alcune firme del giornalismo italiano inclini a “dopare” i loro articoli. Uno che nell’ambiente ha fama di “esagerare”, è un noto giornalista radical chic, oggi fieramente schierato contro il governo Lega-M5s. L’aneddoto più ghiotto è relativo agli anni ’90: quei pochi giornalisti italiani, inviati a Las Vegas per un mondiale di boxe, ancora sghignazzano raccontando la cena alla fine del match, dove il noto collega aveva tenuto banco tutta la sera con le sue battute. L’indomani lessero con ilarità che il collega aveva raccontato ai suoi lettori di avere cenato con Mike Tyson. Delle due l’una: o la grande firma era dotata del dono dell’ubiquità o era un formidabile “contaballe”, al pari di Glass e di Relotius. Quanti ce ne sono in Italia così?

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