“Fico ci costa più della Boldrini”: l’ironia del web sulle spese di Montecitorio
Roberto Fico, il cosiddetto pentastellato rosso, sta riuscendo nella difficile impresa di togliere alla Boldrini il record di sfottò e vignette su Facebook. È il personaggio dei grillini più bersagliato sui social. Molti lo definiscono il boldrino, per le sue posizioni sull’immigrazione simili a quelli dell’ex presidenta (come lei voleva essere chiamata) della Camera. Molti ce l’hanno con lui per le posizioni espresse sulla sicurezza e sull’Aquarius. Si è messo di traverso. E anche i suoi l’hanno fatto, provocando la rabbia degli elettori a cinque stelle. Stavolta la notizia uscita sui quotidiani è ghiotta per l’ironia degli utenti del web: le spese di Montecitorio – da quando Fico guida la Camera – sono aumentate, alla faccia delle promesse dei Cinquestelle. Nel 2018, infatti, le spese toccheranno quota 958 milioni di euro. E Fico, diventato in un batter d’occhio sui social lo spendaccione, viene “processato” su Fb: “Ci costa più della Boldrini”, si legge nei commenti alla notizia. “Sono uguali, due facce della stessa medaglia”.
Le cifre, il confronto e quei tagli sbandierati…
Nel 2017 – come riporta il Giornale – la gestione contestatissima della Boldrini – fatta di appelli all’accoglienza e inviti a usare parole come avvocata e ministra – aveva toccato i 950 milioni di euro. Meno di Fico, dunque. «Complessivamente, dal 2012 c’è stata una riduzione di 150 milioni di euro, pari a circa il 13,5%. Inoltre, in ciascuno degli anni del triennio 2019-2021 il totale dell’entrata risulterà superiore al totale della spesa, confermando la condizione di equilibrio del bilancio», si legge in una nota di Montecitorio. Poi sempre la Camera ricorda che la spesa di funzionamento «nel 2019 sarà pari a 547 milioni di euro e segnerà, rispetto al 2018, una riduzione di 10,8 milioni di euro. Anche nei due anni successivi si evidenzia una riduzione della spesa di funzionamento pari, nel 2020 rispetto al 2019, a 3,6 milioni di euro e, nel 2021 rispetto al 2020, a oltre 7 milioni di euro». Montecitorio di fatto difende questa fallita riduzione dei costi – scrive sempre il Giornale – nel 2018 rispetto al 2017 a causa delle elezioni dello scorso 4 marzo. Come ricorda la Stampa in questo momento non si sente affatto il taglio dei vitalizi fortemente voluti dai Cinque Stelle. I famosi tagli da 40 milioni di euro sono finiti in un di accantonamento per eventuali grane con i ricorsi dei parlamentari.