Cannabis terapeutica, l’Agenzia europea sulla droga frena: prove deboli

4 Dic 2018 17:39 - di Redazione

L’Agenzia europea che si occupa di droghe frena sull’utilizzo della Cannabis a scopo terapeutico. E in un Report dal titolo “Medical use of cannabis and cannabinoids” mette in dubbio la reale utilità della cannabis sottolineando come, in alcuni studi sulla cannabis ad uso terapeutico, ci sono «limiti e lacune importanti» e per questo sono necessarie «ricerche e indagini cliniche più ampie, sopratutto sul dosaggio e le interazioni tra medicinali».

La presa di distanza ufficiale sull’utilizzo della cannabis a scopo terapeutico da parte dell’importante istituzione europea viene esplicitata nel primo rapporto sul tema pubblicato dall’European monitoring Centre for drugs and drug addiction, soprattutto quando ricorda che alcune ricerche sull’efficacia di un estratto della cannabis per il trattamento del dolore neuropatico e negli spasmi legati alla sclerosi multipla, hanno dimostrato, in realtà, solo «riduzioni marginali» e «un’efficacia moderata».

«In una revisione sistematica degli studi sulla cannabis e i cannabinoidi come cure palliative per i malati terminali non è stata registrata – aggiunge l’Agenzia europea nel suo report – alcuna significata differenza tra questi ultimi e il placebo nel migliorare l’apporto calorico, l’appetito, la nausea o il vomito dei malati».

Per la nausea provocata dalla chemioterapia, ad esempio, le prove che la cannabis sia davvero utile sono considerate «deboli», e lo stesso giudizio viene dato per la stimolazione dell’appetito nelle persone con Aids.

L’European monitoring Centre for drugs and drug addiction spiega che la cannabis – la droga illecita più comunemente usata in Europa e quella su cui sia l’atteggiamento pubblico sia il dibattito politico sono più polarizzati – ha una lunga storia di utilizzo ed è recentemente divenuta una questione controversa molto dibattuta sia a livello europeo che internazionale.

L’argomento è di stretta attualità sia perché «un certo numero di Paesi europei sta sviluppando politiche in questo settore» sia «perché il quadro internazionale potrebbe cambiare dopo la recente revisione della cannabis da parte del Comitato di esperti dell’Organizzazione mondiale della sanità per la tossicodipendenza.

«L’uso medico di preparati derivati dalla pianta di Cannabis sativa ha una lunga storia – ricorda l’Agenzia europea sulle droghe – tuttavia, nel XX secolo, l’uso medico della cannabis era ampiamente diminuito e il suo consumo per scopi medici era già molto limitato» ma «negli ultimi 20 anni, tuttavia, c’è stata una ripresa dell’interesse dei pazienti ad usare cannabis e cannabinoidi per trattare una varietà di condizioni, tra cui dolore cronico, dolore oncologico, depressione, disturbi d’ansia, disturbi del sonno e disturbi neurologici, i cui sintomi, secondo come riferito, sono migliorati usando la cannabis».

All’inizio degli anni ’90 venne scoperto un sistema di cannabinoidi nel cervello e nel corpo umano che era implicato nel controllo di importanti funzioni biologiche, come la cognizione, la memoria, il dolore, il sonno e il funzionamento immunitario. Ma la vera svolta arriva a metà degli anni ’90 quando, dapprima negli Usa, poi in Canada e, infine, in vari Paesi come Israele, Paesi Bassi, Svizzera, Repubblica Ceca, Australia e Germania sono state fatte leggi per consentire l’uso medico di cannabis sotto specifiche condizioni.
Anche in alcuni Paesi della Comunità europea venne concessa l’
autorizzazione alla commercializzazione di un medicinale a base di estratti di cannabis che ha dimostrato efficacia nel trattamento della spasticità muscolare dovuta alla sclerosi multipla.

«La maggior parte dei paesi dell’Ue ora consente, o sta considerando di consentire – rammenta l’European monitoring Centre for drugs and drug addiction – l’uso medico della cannabis o dei cannabinoidi in una qualche forma. Tuttavia, gli approcci adottati – sottolinea l’Agenzia – variano ampiamente in termini sia dei prodotti consentiti che dei quadri normativi che regolano la loro fornitura».

Alla fine l’Agenzia europea conclude che l’evidenza della capacità della cannabis e dei cannabinoidi nell’utilizzo a scopo terapeutico è in alcuni casi debole, come quando viene utilizzata per contrastare la nausea o il vomito nella chemioterapia anticancro o o nello stimolare l’appetito nei pazienti affetti da Aids, in altri moderata – è il caso dell’utilizzo contro gli spasmi muscolari delle persone colpite dalla sclerosi multipla o nell’epilessia intrattabile dei bambini – in altri casi ancora insufficiente, in questo caso si parla delle cure palliative contro il cancro o per i disturbi del sonno o dell’ansia.

L’European monitoring Centre for drugs and drug addiction prende in esame la situazione nei vari Paesi, anche europei. Per quel che riguarda l’Italia, l’Agenzia calcola che vi sono attualmente fra i 9.000 e i 10.000 pazienti che ricevono cannabis per uso medico prescritta dai medici del Servizio sanitario nazionale per il trattamento della sclerosi multipla, del dolore cronico resistente al trattamento convenzionale e per nausea, vomito e cachessia associati al cancro o all’Aids. Inizialmente sono stati utilizzati i prodotti Bedrocan importati dai Paesi Bassi – nel 2017 sono stati importati 280 chili – ma, poi, sotto la supervisione del ministero della Salute, è iniziata anche la produzione in Italia con un rendimento previsto di circa 100 chili l’anno commercializzata al prezzo di 42 euro per 5 grammi.

 

 

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