Bandiera gay sulla nostra ambasciata a Madrid. FdI insorge: «È vilipendio»
La sede dell’ambasciata italiana a Madrid è ancora un immobile dello Stato o è diventata, a nostra insaputa, la dimora personale dal cui balcone l’ambasciatore Stefano Sannino può esporre la bandiera arcobaleno dell’orgoglio gay e celebrare matrimoni omosessuali, non ancora del tutto sdoganati nel nostro Paese? A dar retta a La Verità, parrebbe più la seconda che la prima. Tanto più che Sannino, gay dichiarato, (ha sposato il catalano Santiago Mondragón Vial), già nel giugno del 2017, in occasione del World gay pride, mise a disposizione la nostra ambasciata per un video al fine – spiegò – «di dare maggiore visibilità all’evento. Evidentemente, nessuno gli aveva spiegato che una cosa sono i doveri istituzionali, altri i privati convincimenti.
La Farnesina “bacchetta” l’ambasciatore
Questa volta, però, lo scoop del giornale diretto da Maurizio Belpietro ha trovato eco in Parlamento grazie a due interrogazioni, una di Giampietro Maffoni, di FdI, e l’altra a firma di Gaetano Quagliariello. Il primo ha chiesto lumi circa l’esposizione del vessillo arcobaleno il 5 luglio scorso, insieme a quelle istituzionali non mancando di sollecitare la segnalazione di «tale condotta alla competente autorità giudiziaria potendosi configurare il reato di vilipendio alla bandiera». Nel secondo caso, si farebbe invece riferimento all’avvenuta celebrazione di un matrimonio gay nei locali dell’ambasciata.
Quagliariello: «Celebrato anche un matrimonio gay»
A entrambi ha risposto il vice ministro Emanuela Del Re, del M5S, che pur tra mille premesse giustificative e all’interno di una prosa tutta in politichese, ha ammesso che Sannino ha esposto la bandiera gay in maniera del tutto autonoma (cioè violando la legge) e per questo è stato richiamato al dovere di consultare preventivamente la Farnesina. Quanto all’interrogazione di Quagliariello, la Del Re ha negato che la celebrazione del matrimonio, ma anche in questo caso ha dovuto ammettere l’organizzazione di una festa presso la nostra ambasciata, «tenutosi sabato 15 settembre 2018». Una sorta di addio al celibato di due noti imprenditori spagnoli, anch’essi gay. «L’evento – ha tenuto a precisare la Del Re – non ha comportato costi a carico del bilancio della sede». Almeno questo.