Tragedia di Casteldaccia, quella casa poteva essere abbattuta dal 2011

5 Nov 2018 10:51 - di Federica Argento

Le nove vittime della strage alla villetta vivevano tra Casteldaccia, Palermo, Santa Flavia e Bagheria. Non avrebbero dovuto essere lì, in quanto qualla dimora avrebbe dovuto essere abbattuta da una decinad’anni, se il combinato disposto giustizia-burocrazia e irresponsabilità non avessero decretato questo fatale appuntamento col destino.  Sulla villetta di Casteldaccia pendeva un ordine di demolizione, afferma il sindaco, che però non è mai stato eseguito perché i proprietari hanno impugnato l’ordine del Comune davanti al Tar. «Finora il Tar non si era espresso – ha detto il sindaco Di Giacinto – quindi non abbiamo potuto demolire la casa». La documentazione relativa alla demolizione è stata consegnata dal sindaco alla polizia che conduce l’inchiesta coordinata dalla Procura di Termini Imerese. «Siamo qui con la polizia – ha aggiunto l’ex deputato dell’Ars – perché stiamo consegnando tutte le carte».

Comune sotto accusa

La realtà è più complessa. Già alla fine del 2011, il Comune di Casteldaccia avrebbe potuto eseguire l’ordinanza di demolizione per la villetta. Lo ricostruisce un’inchiesta di Repubblica: «Sette anni fa, il tribunale amministrativo regionale si era infatti pronunciato sul ricorso presentato dai proprietari. Repubblica ha verificato che i giudici amministrativi avevano dichiarato un decreto di “perenzione”, che scatta per la inattività delle parti dopo due anni. Il Comune non si era neanche costituito in giudizio, ecco perché non aveva ricevuto comunicazione dell’esito del procedimento. E ieri il sindaco Giovanni Di Giacinto sosteneva che il Tar non si fosse neanche pronunciato». Sarà un punto da chiarire. La Procura di Termini Imerese nel frattempo ha aperto un’inchiesta sulla tragedia. Al momento il fascicolo è contro ignoti e senza ipotesi di reato. Il Procuratore di Termini Imerese Ambrogio Cartosio si è recato nella villetta, poi ha sorvolato a bordo di un elicottero dei carabinieri l’area interessata dall’alluvione. «Non mi pronuncio sulla opportunità della costruzione delle case in quella zona». Già, la distanza dal fiume non rispettava i 150 metri richiesti per legge. Con ogni probabilità il reato contestato nell’inchiesta sarà di disastro colposo.

Una tragedia annunciata. Ora la domanda è: Come è possibile che in dieci anni fosse ancora in piedi? Sarà la procura a doversi pronunciare e rispondere alle troppe domanche che rimangono in sospeso: come mai in una casa che attendeva di essere demolita, comunque, esistevano allacci di luce, elettricità, gas, fognature? Non ci si eraaccorti che la casa era abitata? Resta da capire anche come mai una villa che non doveva esistere possa essere stata pure data in affitto senza che nessuno dicesse nulla. O che quantomeno avvisasse del pericolo chi tra quelle mura voleva solo passare qualche giorno di festa in famiglia.

Commenti

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  • fabio dominicini 6 Novembre 2018

    I primi complici di questa tragedia sono i burocrati e l’ordinamento giudiziario vigente in Italia, che vengono difesi da potenti lobbies a da una certa parte della politica.
    I responsabili dei nove morti nella villetta abusiva sono coloro che hanno fatto trascorrere 10 anni e non hanno provveduto a dar corso all’ordine di demolizione , come stabilito dagli uffici tecnici competenti.
    Ora vediamo se la giustizia avrà il coraggio di incriminare e condannare tutti i responsabili omertosi, che si sono succeduti nel tempo o ci vorranno altri dieci anni !?
    E delle altre migliaia delle costruzioni abusive ( Ischia compresa ) cosa ne facciamo ?

  • marco bianchi 5 Novembre 2018

    E quante abitazioni in simile condizioni ci sono in tutta Italia?E il condonismo c’entra nulla?Eccome se c’entra.E i governi Berlusconi ne ha fatti ben 2.E uno l’amico Craxi.