L’eurodeputato Maullu: “Ecco perché ho deciso di aderire a Fratelli d’Italia”
Era nell’aria da diversi mesi e il passaggio dell’europarlamentare Stefano Maullu da Forza Italia a Fratelli d’Italia è stato sancito oggi in conferenza stampa alla Camera dei deputati con il presidente di FdI, Giorgia Meloni. “Una scelta difficile dopo 24 anni in Forza Italia ma dettata da ragioni di coerenza – spiega Maullu -, perché non poteva proseguire un percorso in un partito che non mette più in cima alle sue priorità la difesa dell’Italia e degli Italiani”. Classe 1962, milanese di origini sarde, Stefano Maullu ha una intensa storia politica e amministrativa che lo ha portato nel 2015 al Parlamento europeo: dal consiglio di zona a Milano al consiglio comunale, quindi in Regione Lombardia dove per 7 anni è stato assessore regionale. “Una storia – continua Maullu – in un grande movimento che sapeva innovare, che riusciva a intercettare i bisogni reali degli italiani in modo interclassista, che metteva soprattutto davanti ad ogni cosa il merito e il bene dell’Italia. Una storia che oggi non c’è più”.
Cosa in particolare “non c’è più” nella Forza Italia di oggi?
“Ricorda i sorrisini di sbeffeggio della Merkel e di Sarkozy nei confronti di Silvio Berlusconi? Quei sorrisini erano stellette al merito, l’asse franco-tedesco in Europa aveva paura di un’Italia che sapeva dire no, che reagiva, che voleva affermare il proprio peso senza alcuna sudditanza. Ecco, oggi vediamo l’esatto contrario: Forza Italia si allinea alla burocrazia europea, a Juncker, a Moscovici. E’ diventato un partito chiuso in se stesso, che tifa spread come vittima di una sindrome di Stoccolma dopo essere stato colpito dalla clava dello spread nel 2011. Al Parlamento europeo è una situazione che ho vissuto con imbarazzo, soprattutto per le risposte che devo a chi sul territorio mi ha dato fiducia”.
E’ un problema di contenuti o di classe dirigente?
“Sui contenuti Forza Italia ha perso quello slancio innovativo, chiaro e ben definito che ne faceva una proposta politica credibile: basti pensare all’ambigua vicinanza a Renzi. C’è un problema enorme anche per quanto riguarda la meritocrazia interna, che al contrario in passato era un valore assoluto in base al quale una figura come la mia, figlio di operai emigrati dalla Sardegna a Milano, con il lavoro e con il consenso poteva costruire qualcosa di significativo. Oggi in Forza Italia se qualcuno ha idee e consenso sembra quasi rappresentare un problema invece che una risorsa, in troppi meritevoli non sono stati valorizzati e in questo modo un partito si chiude solo in se stesso”.
Perché Fratelli d’Italia?
“Perché è un partito con una storia e un’identità fortissima e contemporaneamente proiettato verso il futuro e le sfide che ci attendono. Perché può dare concrete risposte ai grandi problemi che affliggono il nostro tempo e la nostra società: le nuove povertà, le migrazioni epocali, la sicurezza, il lavoro che manca, la modernizzazione, il costante attacco dei partner europei che agiscono di concerto in difesa dei propri interessi e ci vedono, né più né meno, come una sorta di terra di conquista. Tutto questo, sempre, con il valore degli interessi italiani in cima all’agenda politica, senza ambiguità. La mia priorità è continuare a difendere l’Italia, la sua identità, il suo peso in Europa, nel Mediterraneo, nel quadrante mediorientale, le sue aziende e i suoi asset strategici. Fratelli d’Italia può essere quella grande casa del centrodestra diffuso che oggi manca e che ha grandissime potenzialità. Ringrazio Giorgia Meloni e gli amici di Fratelli d’Italia con cui la sintonia è sempre stata ottima: al lavoro sul territorio, tra la gente, subito, per dare più forza alla nostra Italia”.