2018, il colera devasta lo Zimbabwe. Non c’era ai tempi della Rhodesia…
Nel 2018 in Zimbabwe la popolazione non ha ancora accesso all’acqua sicura. La feroce dittatura di Robert Mugabe, sostenuta dal comunismo internazionale, ha fatto regredire il Paese, autentico paradiso ai tempi di Ian Smith, a uno stadio quasi preistorico. In Zimbabwe infatti è in corso la seconda peggiore epidemia di colera dopo quella devastante del 2008, che uccise oltre 4.000 persone. Dichiarata ufficialmente il 12 settembre, conta 9.100 casi sospetti nella capitale Harare, con 43 decessi. Medici Senza Frontiere sta supportando le autorità sanitarie nazionali in attività di potabilizzazione dell’acqua, gestione dei casi e controllo dell’infezione. Fondamentale, sottolinea una nota di Msf, è il coinvolgimento delle comunità locali per diffondere le buone pratiche di prevenzione che stanno facendo la differenza nella risposta all’epidemia. Il colera si sviluppa dopo l’ingestione di cibo o liquidi contaminati. Il sistema idrico di Harare è vecchio e cadente e questo causa perdite di acqua e contaminazione per il contatto con discariche e fognature. La scarsa disponibilità di acqua potabile in sobborghi densamente popolati costringe le persone a usare fonti non sicure come pozzi scavati a mano, favorendo la diffusione di malattie trasmesse attraverso l’acqua, soprattutto durante la stagione delle piogge. ”Quando ho scoperto di avere il colera, ero scioccata e spaventata. Pensavo di morire. I miei pensieri sono andati a mia figlia”, dice Atlas Murima, 25 anni, della provincia del Mashonaland West, nel nord dello Zimbabwe. Aveva visitato sua sorella ad Harare, a 160 km di distanza, e anche se aveva sentito parlare dell’epidemia, non aveva immaginato di poterne essere contagiata. Dopo aver sviluppato i sintomi sentinella – vomito continuo, diarrea acquosa, forte mal di testa e occhi infossati – le è stato diagnosticato il colera in un centro allestito dal dipartimento della salute locale e da Msf. ”È molto raro che il colera si sviluppi nelle aree rurali”, dice Atlas. ”Sentiamo parlare di epidemie ad Harare ma di solito finisce lì”. Quando è stata dichiarata l’epidemia, Msf è stata invitata dalle autorità nazionali a fornire supporto logistico e tecnico, mobilitando risorse umane e materiali. Con l’evolversi della situazione, Msf ha fornito assistenza nella gestione dei casi, nel controllo dell’infezione e nel supporto tecnico ai centri di trattamento del colera allestiti a Glenview e nell’ospedale per le malattie infettive Beatrice Road. Ulteriore supporto tecnico è stato fornito ai centri di stabilizzazione a Budiriro, Buhera, Chitungwiza e all’Ospedale centrale di Harare. Il colera causa grave disidratazione e addirittura morte se non viene trattato, ma si può facilmente prevenire attraverso semplici pratiche igienico-sanitarie e acqua potabile sicura.
preso il potere dagli indigeni, ritornano le vecchie usanze tribali. Piano piano diventerà cosi anche il Sud-Africa.
Stai a vedere che li sbarcano in italia
erano gia arrivati