Zes: una riforma per rendere più competitivo il sistema portuale italiano
Riceviamo da Raffaele Zanon e volentieri pubblichiamo:
Caro direttore,
Finalmente in parlamento una riforma organica che riguarda tutti i grandi porti del nord Italia e le zone economiche speciali del Sud Italia per creare quello che è mancato fino ad oggi in questo paese: una organica politica industriale che faccia dei porti l’elemento di punta di traino dello sviluppo economico nazionale. E’ già stato presentato nella sede di Confindustria Veneto il disegno di legge, del senatore Adolfo Urso, per migliorare il sistema delle Zone Economiche Speciali (Zes) e favorire la creazione di condizioni favorevoli allo sviluppo di nuovi investimenti nelle aree portuali delle regioni non disciplinate già come zone economiche speciali (ZES), in particolare nell’area del Centro-Nord. Durante l’incontro al quale hanno partecipato molti imprenditori il Presidente degli Industriali Vincenzo Marinese ha condiviso i contenuti e la visione del disegno di legge presentato a Palazzo Madama. Una proposta che , da un lato, vuole correggere diversi limiti presenti nella regolamentazione delle Zes nelle Regioni del Mezzogiorno e, dall’altro, diventare una risposta alla crisi dei grandi porti del Nord, come Trieste e Genova. Ed in particolare a quest’ultima offre una prospettiva di sviluppo e crescita rispetto ad un decreto emergenziale che è ancora in itinere e di cui non sono chiari i contorni.Nella sostanza la proposta Urso non solo prevede procedure semplificate e quindi meno burocrazia, ma anche concreti benefici fiscali per rendere più competitivi i nostri sistemi imprenditoriali legati alla portualità.
Nello specifico il disegno di legge punta ad aumentare i benefici fiscali per chi decide di investire nelle zone economiche speciali; prevedere l’estensione dei benefici anche agli altri snodi strategici del commercio internazionale presenti nelle regioni centrali e settentrionali (come ad esempio il porto di Livorno, di Venezia, di Genova e di Trieste), che rivestono un ruolo rilevante anche lungo l’asse delle cosiddetta «via della seta.
Un’idea che ha trovato subito ampio consenso perché nasce da indicatori economici precisi per la costituzione a Porto Marghera, Campalto, Murano, Burano, Tessera e circa 15 comuni del rodigino di una zona economicamente speciale nella quale le aziende che vi opereranno avranno incentivi fiscali rivolti all’abbattimento dell’Ires, alla decontribuzione, alle agevolazioni sull’Iva e facilitazioni burocratiche. L’iniziativa legislativa proposta da Adolfo Urso non riguarda solo Porto Marghera, ma anche tanti comuni del Veneto, un territorio che può diventare il primo asset logistico di tutto il Nord Italia. Non saranno solo i porti e le aree portuali e retroportuali ad essere interessati, ma anche le aree connesse anche se non continue territorialmente, come prevede la Comunità Europea. Nel Veneto anche Padova potrà essere interessata con il suo interporto situato nella zona sud est della città e che oggi funziona a pieno regime: circa 1200 aziende e più di 25 mila addetti lavorano in un’area che si estende per 11 milioni di metri quadri. Quattro chilometri di ferrovia collegano il complesso agli assi Trieste – Venezia – Verona – Milano – Torino e Padova – Bologna – Roma. Nel 2001 più di seimila treni hanno collegato l’interporto di Padova con i principali porti italiani e del Nord Europa. Grazie alla sua attività l’interporto di Padova è diventato il primo interporto a livello nazionale con quasi 300 mila TEU di merci transitate. Un disegno legislativo che potrebbe rimettere in moto il progetto incompiuto della famosa idrovia che doveva far parte di questa enorme struttura. La via acquatica Padova – Venezia che si è fermata a ridosso della zona industriale patavina.
Bene, ci vuole un’unica Politica da nord a sud, uniche regole e controlli per portare anche al sud la legalità e il lavoro serio e giustamente retribuito per tutti gli italiani. Così si combatte il malaffare e la corruzione.