Mafia, le mani del clan Santapaola nei progetti contro la ludopatia (video)
I boss investono sulle scommesse ma accedono ai bandi contro la ludopatia. Una vasta operazione contro la mafia in Sicilia ha portato all’arresto di otto persone. Nelle province di Messina, Catania e Palermo, il Ros, in collaborazione con il Comando Provinciale Carabinieri di Messina e con il supporto degli altri Comandi Provinciali Carabinieri territorialmente competenti, ha dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Messina su richiesta della locale Dda, guidata dal Procuratore, Maurizio de Lucia, nei confronti di otto persone, gravemente indiziate, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, traffico di influenze illecite, estorsione e turbata libertà degli incanti, aggravati dal cosiddetto metodo mafioso, poiché commessi per agevolare l’attività del gruppo Romero-Santapaola. Le indagini, avviate nel 2017, costituiscono lo sviluppo dell’operazione Beta, eseguita nel luglio dello stesso anno e che aveva documentato l’operatività nel capoluogo peloritano di una cellula di Cosa Nostra catanese, «diretta emanazione della più nota famiglia mafiosa dei Santapaola sovraordinata rispetto ai clan che tradizionalmente operano nei quartieri cittadini – spiegano gli inquirenti – L’esistenza e l’operatività del sodalizio sono state recentemente confermate dal gup di Messina che, in sede di giudizio abbreviato, ha inflitto pesanti condanne ai principali esponenti del sodalizio». I destinatari del provvedimento cautelare sono Antonio Lipari, 41 anni, Salvatore Lipari, 44, Giuseppe La Scala, 51, Giovanni Marano, 48, Michele Spina, 48, Ivan Soraci, 43, Salvatore Parlato, 62 2 Maurizio Romeo, 38.
Mafia e progetti contro la ludopatia
Tra gli episodi delittuosi ricostruiti dalla Dda di Messina c’è anche un singolare tentativo da parte di un gruppo che concentrato i propri interessi sul settore dei giochi e delle scommesse, di accedere ad un bando per la realizzazione di un progetto contro la ludopatia che avrebbe fruttato ingenti somme. «Gli interessi della criminalità organizzata in questo lucroso settore emergono, inoltre, i maniera eclatante, da una conversazione ambientale registrata nel 2014, nel corso della quale Vincenzo Romeo affermava: “… a Trapani lo ha per dire il nipote di Matteo (ndr: Matteo Messina Denaro, là ce l’hanno quelli la, i Graviano, quello là per dire Totò Riina)… il genero di coso … no vero, la figlia di Lo Piccolo aveva il tabacchino con la Better, no, no vero», ricordano gli investigatori. Particolarmente rilevante l’infiltrazione nel settore della distribuzione di farmaci, che ha visto confermati i legami tra il gruppo Romeo con il clan catanese dei Santapaola e che avrebbe preso forma nel corso di una cena tenutasi a Messina nel 2014, a cui avrebbero partecipato i vertici della società interessata ed esponenti del sodalizio, tra cui Romeo che, nell’occasione, sarebbe stato presentato come «un imprenditore in vari settori e parente diretto di Nitto Santapaola, con interessi economici a Messina, Catania ed in buona parte della Sicilia Orientale». Tra i progetti del gruppo, la creazione di un hub per la distribuzione di farmaci nell’hinterland di Milazzo (Messina), che avrebbe aumentato esponenzialmente le potenzialità di intervento nello specifico settore. Addirittura, in una circostanza, confermata dall’interessato, ad un farmacista in difficoltà poiché in debito la società fornitrice, sarebbe stato ”consigliato” di «farsi prestare i soldi dalla malavita». È emerso, infine, che il sodalizio aveva «la capacità di incidere anche sull’espressione del voto in alcune zone della città di Messina. Emblematica, a tal fine, l’affermazione di Francesco Romeo, captata nel 2015 dalle intercettazioni, che, dialogando col figlio Vincenzo, commentava le vicende elettorali di uno dei destinatari dell’odierna misura cautelare che, all’epoca, si era candidato alle elezioni amministrative: ”se non era per noi altri i voti dove li prendeva nella funcia… (nel muso, ndr) le casette tutti me li hanno dati i voti… “».