Il mostro di Foligno, Luigi Chiatti, ci prova: «Sono diverso». L’ira dei parenti delle vittime

26 Ott 2018 14:16 - di Redazione

«Mi dispiace, vi chiedo umilmente scusa con il cuore in mano. Oggi, sono una persona molto diversa, che non si riconosce in quella descritta dai mass-media».  È questo un passaggio che Luigi Chiatti, il mostro di Foligno, ha scritto in una lettera inviata all’Unione Sarda che stamane pubblica la missiva dell’assassino di Simone Allegretti e Lorenzo Paolucci, quattro e 13 anni, uccisi a Foligno tra il 1992 e il 1993. Chiatti si trova nella Rems di Capoterra dove resterà almeno fino all’estate del 2020 come stabilito dal tribunale di sorveglianza di Cagliari che poco tempo fa lo ha definito ancora “socialmente pericoloso”.

«Non vi chiedo di perdonarmi – scrive ancora -, so che è difficilissimo, ma per lo meno di concedermi di dare “un senso” al sacrificio delle due vittime. Io credo, anzi, sono oggi convinto, che anche da un evento così tragico si possa trarre qualcosa di positivo, dal male più profondo può emergere la luce, attraverso un processo di trasformazione e rinascita interiore della persona, ed è quello che è accaduto in questi anni».

La reazione dei parenti delle vittime è gelida, c’è odore di opportunismo per provare a ottenere benefici personali. «Non si può dare credito alle parole e alle promesse palesemente interessate, di uno squilibrato dichiarato parzialmente incapace di intendere e di volere. Noi abbiamo sempre sostenuto, aderendo alla sentenza di primo grado emessa dalla Corte d’Assise di Perugia, la sua piena capacità di intendere e di volere, conseguenza della sua lucidità mentale, requisito quest’ultimo messo in discussione dalla sentenza della Corte d’Assise d’Appello, che a questo punto torna utile, peraltro, per non prendere in considerazione le sue buone intenzioni manifestate attraverso la lettera di scuse», dice Giovanni Picuti, il legale delle famiglie delle vittime del mostro.  «Nessuno può dire con certezza se Chiatti sia pentito o meno – aggiunge l’avvocato Picuti -. Quello che rileva non è tanto il suo tardivo ravvedimento, sincero o interessato che sia, ma la conferma della sua pericolosità sociale. È ragionevole presumere – e temere – che un criminale seriale come lui possa tornare a colpire anche dopo aver espresso sentimenti di pentimento e di pietà più o meno sinceri verso le vittime. Tutte le altre considerazioni le lasciamo al buon senso delle persone ragionevoli».

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