I migranti in classe a dare lezione: genitori in rivolta in una scuola elementare
Sta diventando imbarazzante, per non dire intollerabile, mandare i figli a scuola per poi venire a sapere che i propri figli partecipiano a vere lezioni di formazione politica, vengono fatti oggetto di prediche e pratiche politicamente corrette e buoniste. Addirittura migranti e profughi in classe alle elementari, siamo alla follia. Una nuova materia la sta facendo da padrone: l’accoglienza. Ancor più grave che l’indottrinamento politico avvenga alle elementari. L’inchiesta che leggiamo sul Giornale sul caso di una scuola di Arco in provincia di Trento è emblematica di una consuetudine odiosa che chiunque abbia figli alle elementari può constatare. L’immigrazione e l’accoglienza sono un tema politico e che venga fatta politica a scuola non sta bene alla stragrande maggioranza delle famiglie. E infatti ad Arco, piccola cittadina in provincia di Trento, alcuni genitori si sono ribellati, quando hanno scoperto che i loro bimbi a scuola avrebbero partecipato alla “Settimana dell’accoglienza”, incontrando pure alcuni “rifugiati richiedenti asilo”.
La protesta dei genitori
I genitori si sono sentiti porgere a casa delle domande dai propri figli del tipo “ma in Pakistan c’è la guerra?” ed altre. Il problema è nato quando i genitori hanno subodorato che quanto è stato descritto in questa “lezione” ha il sapore della manipolazione. Per esempio, leggiamo che i bimbi di quinta elementare hanno pure incontrato “alcuni rifugiati richiedenti asilo” e ascoltato la loro storia personale. «In classe si sono presentati, spiega il preside, una siriana arrivata con un corridoio umanitario e un richiedente asilo sbarcato su un gommone», leggiamo nel reportage. «Niente di strano? Forse sì. E infatti l’iniziativa ha scatenato le proteste di alcuni genitori. “Se è arrivato col barcone allora è clandestino”, fa notare una nonna (anche se il preside non concorda con tale definizione). “E se è irregolare – le fa eco un papà – a nostro avviso non deve entrare in contatto con dei minori”». Sacrosanto.
Pensiero Unico alle elementari sui migranti
Il problema è che l’informazione viene fatta senso unico, sostituendosi alle famiglie, con l’obiettivo di omologare il pensiero dei più piccoli al Pensiero Unico. Se non si porrà rimedio, la scuola potrebbe diventare presto una sezione delle sinistre, sbaragliate politicamente, ma presenti in molti ruoli delicati. La scuola non è un Tg, dove l’impostazione della sinistra buonista ancora impera. Però, a casa gli adulti ascoltando i Tg sanno benissimo prenderne le distanze, ma i bambini no, spesso pendono dalla bocca delle loro maestre. Un genitore ben definisce l’iniziativa della scuola di suo figlio. «Questi argomenti – dice al Giornale – non andrebbero trattati con bimbi in tenera età». «L’immigrazione va trattata in famiglia, perché solo i genitori possono sapere quando è il momento di parlarne. Anche perché essere esaustivi sul tema non è certo semplice. Non basta raccontare quanto è bello costruire ponti anziché alzare muri. Bisogna considerare l’islam, il rapporto dei migranti con le donne e la criminalità legata all’immigrazione clandestina: come faccio a parlarne con un bambino?».
I migranti sono un tema politico
Domande che ogni genitore sottoscriverebbe. La faziosità è una brutta bestia. E qualora la scuola venga trasformata in un talk-show politico, occorre un contraddittorio. Anche una mamma di origine straniera, arrivata legalmente nel Belpaese la pensa così: «La scuola usa le opinioni sugli immigrati dando una sola versione e non completa – spiega -. Non tutti vengono da dove c’è la guerra, ma arrivano da altri posti per cercare opportunità in Italia. Quindi la scuola non può dire ai bimbi che sono tutti poveretti….». Da applausi.
Un regime si è sempre basato sulla manipolazione delle menti più giovani alle sue ideologie. È quello che subdolamente sta facendo il PD.
Non ravvedo alcuna illeicità in quanto ha fatto quella scuola. La scuola ha compiti di conoscenza e di analisi critica dei fenomeni, vicini e lontani, scientifici, umanistici, socio-storici, in forme commisurate all’età dei bambini. Di cosa abbiamo paura? Non ci sono argomenti “tabù”, altrimenti diventiamo oscurantisti e ignoranti, L’avvalersi di testimoni diretti, a seconda dell’argomento trattato, fa parte delle normali buone pratiche della scuola. Il fatto che siano arrivati su un “barcone” mi pare elemento di per sè nè squalficante nè qualificante l’importanza delle testimonianze.
Ma dove stiamo arrivando!!! a scuola non si fa politica!! maggior ragione se si tratta di minori!!!! l’Educazione Civica non deve essere fatta da clandestini o persone che non hanno nulla a che fare con la scuola. Al Ministro della Pubblica Istruzione che prenda i dovuti provvedimenti!!! io al posto di questi genitori avrei cacciato mio figlio da quella scuola!!!!
Quel Preside se si può chiamare così va denunciato, allontanato dalla scuola e forse anche preso a calci nel culo!!!!!!! e ora di finire con queste castronerie.
Ancora una volta docenti di fede comunista catechizzano ragazzini cui invece dovrebbero insegnare Storia e Geografia. Ma per la Sinistra non serve che gli insegnanti insegnino. L’importante è che facciano propaganda per i Partiti di Sinistra.!!!
Poveri noi, ci stiamo auto distruggendo e non dipende solo dai 35€, è proprio una questione di sinistroidi impazziti!!!
Quando gli insegnanti non sono in grado di insegnare fanno salire in cattedra bambini stranieri? Ovviamente sono inglesi lingua madre, Vero ? Può’ essere tolto lo stipendio a questi cialtroni?
Servono provvedimenti urgenti. Togliere subito i finanziamenti pubblici ai delinquenti che avvallano queste iniziative che non hanno alcun riferimento educativo nei confronti dell’infanzia, per giunta senza il consenso delle famiglie. Licenziare i responsabili senza ripensamenti di questo schifo che solo da menti deviate può avere origine.
Il Preside di quella scuola va querelato, per evitare che altri “compagni” facciano lo stesso.
C’era una volta la scuola elementare, dove i bambini si alzavano in piedi all’entrata della maestra, dove prima di uscire si sostava dinanzi alla lapide che ricordava i caduti della prima guerra mondiale, dove non potevi alzare la voce in classe pena una bacchettata sulle dita, dove si insegnava una cosa chiamata educazione civica, Ah già però è roba degli anni ’60.