Ponte Morandi, Fincantieri e Italferr non possono ricostruire l’opera
Fincantieri e Italferr non possiedono, al momento, le capacità tecniche per ricostruire il nuovo Ponte che andrà a sostituire il vecchio Ponte Morandi crollato a Genova il 14 di agosto uccidendo 43 persone.
Secondo il quotidiano digitale del Gruppo Sole 24 Ore, “Edilizia e Territorni” le due società pubbliche, alle quali il governo vorrebbe affidare la ricostruzione in acciaio di quello che era il Ponte Morandi in calcestruzzo veuto giù all’improvviso con tutto il suo carico di vite umane a metà agosto, non hanno le cosiddette “Attestazioni Soa“, strumenti, obbligatori per qualsiasi azienda, previsti dal Codice degli Appalti e inderogabili per certificare la capacità di realizzare opere pubbliche a secondo delle diverse tipologie e importi.
Si fa dunque sempre più in salita e impervia la strada che dovrebbe portare alla ricostruzione del vecchio Ponte Morandi da parte delle aziende pubbliche prescelte dal governo. In un primo momento era emerso il nome, sembra scelto dai vertici di Autostrade, della Cimolai, un colosso delle infrastrutture che ha al suo attivo la costruzione di diversi ponti, anche piuttosto avveniristici e complessi, in giro per il mondo. Ma, poi, è stato quasi imposto il nome di Fincantieri, controllata da Fintecna, finanziaria della Cassa Depositi e Prestiti del Tesoro.
Fincantieri Infrastructure, la società del gruppo Fincantieri nata nel 2017, spiega il quotidiano digitale del Gruppo Sole 24 Ore, “Edilizia e Territori”, è specializzata in carpenteria metallica, cioè produce e installa grandi strutture metalliche per capannoni e ponti ma non realizza infrastrutture come capogruppo.
L’altra azienda che è stata “imposta” dal governo per la ricostruzione del viadotto che dovrà andare a sostituire il vecchio Ponte Morandi, la società Italferr, del gruppo Fs, è, invece, sì un colosso della progettazione delle opere, anzi è, addirittura, il numero uno in Italia per fatturato, ma, appunto fa progettazione e non lavori.
La controllata Infrastructure e la stessa controllante Fincantieri possiedono al momento solo le attestazioni Soa per le categorie OG7, cioè le certificazioni delle capacità tecnico-economiche per realizzare opere marittime e dragaggio, OG11, cioè impianti tecnologici, e l’attestazione Soa OS18-A che certifica la capacità di compiere lavori su componenti strutturali in acciaio. Ma, appunto, le due aziende non possiedono la OG3, necessaria per certificare di poter realizzare strade, autostrade, ponti e viadotti.
A peggiorare poi le cose c’è il fatto che, come svelato dal Secolo l’11 settembre scorso, i nomi di Giuseppe Bono, amministratore delegato Fincantieri, cioè la società pubblica chiamata a ricostruire il nuovo Ponte Morandi e quelli del presidente e del Direttore tecnico di un’altra azienda che si è, invece, candidata a demolire il vecchio Ponte Morandi sono stati iscritti nel registro degli indagati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo in un’inchiesta sullo smaltimento illecito di rifiuti.
solita italietta ,sempre problemi su tutto e tutti fate schifo.