Legionella, ora è un giallo: ci sono fonti di contagio non identificate

26 Set 2018 18:45 - di

Indagini chiuse, giallo irrisolto. Sui 52 casi di legionella registrati a Bresso in luglio con 5 morti, l’Ats di Milano ha concluso le indagini. Ma “purtroppo non si è arrivati a stabilire quale sia l’unica fonte di contagio” di tutte le infezioni registrate. “È ipotizzabile la presenza di altre fonti non identificate”. L’esito delle ricerche è stato comunicato oggi a Bresso dall’assessore al Welfare della Regione Lombardia, Giulio Gallera, dal direttore generale dell’Agenzia di tutela della salute di Milano, Marco Bosio, e dal sindaco Simone Cairo. Nella cittadina alle porte del capoluogo lombardo “è stato fatto un grande lavoro – sottolinea Gallera – grazie a una stretta collaborazione tra Regione Lombardia, Comune di Bresso e Ats Milano. Sono state mobilitate oltre 70 persone, una task force che ha indagato 101 siti per un totale di 598 campioni sottoposti ad analisi”. Un dispiegamento che non è riuscito a chiarire completamente il mistero. “L’inchiesta portata avanti da Ats Milano – ricorda l’assessore – ci ha permesso di escludere il coinvolgimento sia dell’acquedotto sia delle reti idriche interne alle abitazioni. L’evento è stato probabilmente causato dalla dispersione aerea del batterio, favorita da fenomeni atmosferici straordinari come per esempio una bomba d’acqua. Non si può escludere che qualche caso sporadico possa essere stato causato dall’acqua contaminata della fontana Mappamondo, ma non è ipotizzabile che questa possa essere l’unica causa dei 52 casi esaminati”. Ecco perché è invece “ipotizzabile la presenza di altre fonti non identificate”, puntualizzano da Palazzo Lombardia. L’impegno non si ferma, assicura Gallera: “Ats proseguirà il monitoraggio e i campionamenti d’intesa con l’Istituto superiore di sanità, al fine di prevenire altri casi del genere. Entro fine anno approveremmo in giunta un provvedimento che prevederà il censimento di tutte le torri di raffreddamento in Lombardia, norme puntuali per la loro periodica sanificazione, e controlli e sanzioni da parte di Ats in caso di mancata ottemperanza”. “La Regione – conclude il titolare della Sanità lombarda – è in campo per evitare che casi come quello di Bresso o Brescia possano ripetersi, attraverso controlli e provvedimenti che impongano sanificazioni continue sul territorio. Ricordo comunque che purtroppo la legionella è presente nella nostra regione. Ogni anno si registra un determinato numero di casi di legionella che colpiscono principalmente persone con quadri clinici complessi o esposte a fattori di rischio”. I casi di Legionella sono stati 625 nel 2018, 633 nel 2017, 474 nel 2016 e 491 nel 2015. Mentre i decessi sono stati 52 nel 2018, 60 nel 2017, 44 nel 2016 e 50 nel 2015.

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