“Se lo puoi immaginare, lo puoi fare”: 30 fa moriva a Modena Enzo Ferrari

14 Ago 2018 13:29 - di Giovanni Trotta

A trent’anni dalla scomparsa di Enzo Ferrari, la casa di Maranello ricorda il suo fondatore e il suo spirito innovativo e battagliero con uno dei motti da lui preferiti: “Se lo puoi immaginare, lo puoi fare”. Ferrari, ricorda la Scuderia “è stato un esempio impareggiabile di concreto sognatore, un uomo capace di creare dal nulla un’azienda che è diventata nota in tutto il mondo per i suoi risultati sportivi e per le sue eccellenze di mercato”. Enzo Ferrari manca fisicamente dalla Ferrari da 30 anni, dal 14 agosto 1988, ma “di fatto non se ne è mai andato”, sottolinea la Ferrari, “perché le persone che hanno lavorato con lui hanno trasmesso ai colleghi quella passione e quel rispetto per il lavoro che lui vedeva quasi come una vocazione. Così come nella F40 del 1987, l’ultima auto personalmente deliberata da Enzo, anche in tutte le attuali Ferrari si coglie e si percepisce la passione che ne caratterizza il dna. Sui mercati così come sulle piste la Ferrari riesce sempre a distinguersi, perché ogni vettura che porta sulla carrozzeria il Cavallino Rampante è ancora animata dal sogno di Enzo Ferrari, un sogno divenuto realtà”. Nato e morto nella sua Modena, classe 1898, Ferrari conquistò con la Ferrari in Formula 1 9 campionati del mondo piloti e 8 campionato costruttori. Negli anni 20 iniziò a correre con l’Alfa Romeo e nel 1924 partecipò, fatto poco noto, alla fondazione del Corriere dello Sport. Nel 1929 fondò a Milano una scuderia corse, che poi sarebbe diventata la Scuderia Ferrari, collegata con l’ALfa Romeo. Nel 1943, per paura dei bombardamenti, trasferì le scuderie Ferrari a Maranello, e fu l’inizio della leggenda. Dopo la guerra la Scuderia Ferrari iniziò ufficialmente a operare e nel 1950 debuttò al campionato mondiale a Monaco, mentre il primo titolo mondiale arrivò due anni dopo con il grande Alberto Ascari. Enzo Ferrari, soprannominato il Drake, ci ha lasciato diversi libri autobiografici e su di lui sono stati scritti numerosi libri. C’è anche una miniserie tv, Ferrari, del 2003. La sua vita fu segnata da due grandi tragedie familiari: la morte del nella Grande Guerra del fratello Dino e la morte dell’unico figlio, che aveva chiamto Dino in ricordo del fratello, morto a soli 24 anni di malattia. Dino era ingegnere meccanico e già lavorava in azienda col pare. A lui il padre dedicò la struttura media Centro Dino Ferrari dell’università di Milano, un marchio automobilistico e il circuito di Imola, oggi rinominato autodromo Enzo e Dino Ferrari.

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