Morto l’africano Kofi Annan, occasione perduta per le Nazioni Unite
L’ex segretario generale delle Nazioni Unite e premio Nobel per la pace, Kofi Annan, è morto all’età di 80 anni. Lo hanno riferito fonti diplomatiche internazionali. Annan, ghaneano, era stato il primo africano nero a guidare il Palazzo di Vetro. Dopo due mandati, dal 1997 al 2006, era stato anche inviato dell’Onu in Siria, incarico che aveva lasciato dopo pochi mesi. Kofi Annan era nato l’8 aprile del 1938 a Kumasi, la “capitale” del regno degli Ashanti nel Ghana. Nel 2001 era stato insignito del Nobel per la pace insieme alle Nazioni Unite “per il loro lavoro per un mondo più pacifico e meglio organizzato”. L’ex numero uno del Palazzo di Vetro, secondo quanto riferito da fonti della famiglia e della sua fondazione, è morto in un ospedale di Berna dopo una breve malattia, con al fianco la moglie Nane, svedese, ed i tre figli, Ama, Kojo e Nina. Oggi, giustamente, su Annan piovono elogi e giudizi positivi, ma in realtà, pur riconoscendone la statura diplomatica e culturale, occorre onestamente ammettere che Annan non è stato un segretario generale dell’Onu meglio o peggio di altri. Certo, il suo predecessore, Boutros Boutros Ghali, egiziano, fece forse peggio di lui, con le stragi del Ruanda e le guerre balcaniche. Ma la verità è che le Nazioni Unite sono oggi tutte da ripensare, perché hanno dimostrato che così come sono strutturate, non riescono a intervenire efficacemente nei conflitti né a risolvere o prevenire alcun conflitto mondiale. E in questo senso Annan non fu certo peggiore o migliore degli altri segretari. Certo, come africano, era sicuramente a conoscenza degli odi inestinguibili che ci sono tra le diverse etnìe africane, e sarebbe potuto intervenire, o almeno avvertire, di quanto si andava preparando tra tutsi e hutu. Stesso discorso per la guerra di Bosnia e del Kosovo. Ma l’Onu, a cominciare dalla secessione katanghese, ha sempre fatto pessime figure internazionali, intervneendo sempre in ritardo e male nei focolai di guerra. E spesso prendendo parte per una delle fzioni in guerra. E non è colpa di Annan o di Boutros Ghali, è colpa della intrinseca struttura del Palazzo di Vetro, che non a caso nella percezione mondiale è considerato più uno stipendificio che uno strumento per risolvere i problemi internazionali. Forse Annan ebbe, più degli altri suoi colleghi, l’intelligenza e l’onestà di antivedere ciò che stava accadendo in Siria: forse, come altissimo diplomatico, sapeva che si stava preparando – e per quali ragioni – il golpe armato contro il legittimo presidente siriano Bashar al Assad, e forse fu proprio per questo che nell’agosto 2012, a golpe appena iniziato, Annan di dimise dall’incarico di inviato speciale delle Nazioni Unite e della Lega araba in Siria, non condividendo probabilmente l’agguato mediatico e non solo che Usa, Ue e altri Paesi volevano tendere e tesero al popolo siriano. Avendo studiato nelle università più prestigiose del mondo e avendo svolto tutta la sua carriera all’interno delle Nazioni Unite, Annan non poteva non sapere cosa accadeva e accade nei palazzi del potere internazionali. Forse svolse il suo compito al meglio delle sue possibilità ma non cercò mai – a quanto ci è dato sapere – di cambiare la struttra elefantiaca e politica dell’Onu dall’interno, come avrebbe potuto fare pe ril prestigio che aveva. E in questo senso Kofi Annan rimane l’occasione perduta per l’Onu.