Legge Mancino, Conte e Di Maio frenano. L’Anpi chiede la testa di Fontana

3 Ago 2018 19:12 - di Alessandra Danieli

«L’abrogazione della legge Mancino non è prevista nel contratto di governo e non è mai stata oggetto di alcuna discussione o confronto tra i membri del Governo». Firmato Giuseppe Conte.  Tutto come previsto. Le parole del ministro Fontana sulla necessità di cancellare la legge Mancino risvegliano la sinistra che soffia sul fuoco del “pericolo fascista” che si anniderebbe nel governo giallo-verde. A stretto giro di posta scatta il pressing sull’esecutivo perché chiarisca, insomma smentisca il ministro della Famiglia. Così, dopo le parole di Matteo Salvini che, pur confermanosi favorevole alla cancellazione della legge che lede il pluralismo delle idee (la Lega propose un referendum sul tema), chiarisce che il “dossier Mancino” non è una priorità del governo, arriva la frenata di Luigi Di Maio e il chiarimento del premier Conte.

Conte e Di Maio: la legge Mancino non è una priorità

«La discussione sull’abrogazione della Legge Mancino può chiudersi tanto rapidamente quanto si è aperta – dice il vicepremier grillino – prima di tutto non è nel contratto di governo. In secondo luogo è uno di quegli argomenti usati per fare un po’ di distrazione di massa che impedisce di concentrarsi al 100% sulle reali esigenze del Paese: lotta alla povertà, lavoro e imprese». Poi entra nel cuore del problema da cui è partita la riflessione di Fontana sui rischi del falso allarmismo xenofobia che si trasforma in razzismo nei confronti degli italiani: «In Italia – dice Di Maio – alcuni giornali stanno strumentalizzando alcuni casi di cronaca per coprire le vere emergenze del Paese e tutta l’Italia lo ha capito ieri quando si è scoperto chi era l’imbecille che ha lanciato l’uovo a Daisy Osakue. Ci sono invece milioni di disoccupati e milioni di poveri che per i giornali non esistono. Le soluzioni per rispondere alle loro esigenze sono dentro il contratto che il governo ha il compito di applicare. La Legge Mancino per me deve rimanere dov’è. Le pensioni d’oro invece devono scomparire alla velocità della luce». Ma ai reduci dell’antifascismo e i paladini della retorica resistenzale il “chiarimento” non basta. L’associazione partigiani d’Italia vuole la testa del ministro della Famiglia. «Chiedo con forza le immediate dimissioni del ministro Fontana: le sue dichiarazioni violano gravemente la Costituzione della Repubblica», dichiara Carla Nespolo presidente nazionale dell’Anpi.

Commenti

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  • Giuseppe Forconi 4 Agosto 2018

    Ma sta cavola di “anpi” chi sono che dettano legge ? L’anpi, associazione comunista di stampo criminoso sovvenzionata dal governo? Ma questo governo voluto dal popolo non dovrebbe fare una ripulita di tutta questa gente, gente totalmente improduttiva, nulla facente, inetta e alquanto pericolosa, dato che si dedicano ad aizzare il pubblico contro lo stesso governo che gli passa lo stipendio che rubano. Volete che l’Italia cambi ? Con questa feccia non cambiera’ mai.

  • Alf 4 Agosto 2018

    Sono convintamente con Fontana, non possono esistere leggi che impongano un’opinione. Se Vale per il fascismo deve valere anche per i komunisti!

  • Pino 1° 4 Agosto 2018

    Troppo ridicola la questione per avere titolo a commenti !

  • 3 Agosto 2018

    E noi si chiede la testa di Carla Nespolo!!

  • Massimiliano 3 Agosto 2018

    L’ Anpi chi…???! Ah l’associazione nazionale pugili italiani!

  • lucio 3 Agosto 2018

    Un governo eletto con voto maggioritario degli italiani, deve ricevere ancora ordini dall’anpi? questa è legge Mancina e come tale andrebbe abolita