Violenze in Nicaragua: un Paese rovinato dalla chiesa e dai sandinisti
Diversi episodi di violenza sono stati segnalati in Nicaragua in questi giorni, poco dopo che gli esperti della Commissione interamericana per i diritti umani (Iachr) sono arrivati nel Paese centroamericano per indagare su sulle forti proteste antigovernative iniziate lo scorso aprile, che hanno spinto il presidente Daniel Ortega a dimettersi e provocato più di 200 morti. La polizia antisommossa e i gruppi paramilitari hanno attaccato le barricate erette dai manifestanti a Nagarote, 45 chilometri a nord-ovest della capitale Managua, ha riferito all’emittente Canal 15 Alvaro Leiva, del gruppo per i diritti umani Asociacion Nicaraguense Pro Derechos Humanos (ANPDH). “Questi attacchi, che stanno avvenendo alla presenza della Iachr, mostrano la mancanza di rispetto da parte del governo per i diritti umani e la sua mancanza di volontà di ristabilire la pace e la stabilità”, ha affermato Leiva. Simili operazioni di polizia sono state riportate a Matagalpa nel nord, a Chontales nel centro e a Masaya e Tipitapa vicino alla capitale del Nicaragua, ha detto alla Dpa l’attivista Monica Lopez. Due persone erano state uccise, secondo notizie non confermate. Dal canto suo, il relatore della Iachr per il Nicaragua, Antonia Urrejola, ha dichiarato al quotidiano El Nuevo Diario di essere “profondamente preoccupata” per “un aumento della repressione” da parte del governo. “Non c’e’ altra soluzione alla crisi” che sta attraversando il Nicaragua che quella che il governo di Daniel Ortega convochi “elezioni anticipate libere ed eque”. Lo ha detto l’ambasciatore statunitense presso l’Organizzazione degli Stati americani, Osa, Carlos Trujillo, durante un consiglio straordinario sulla situazione nel Paese centroamericano dove nei mesi scorsi sono rimaste uccise oltre 200 persone nella repressione attuata dal governo di manifestazioni di protesta. Repressione di cui il presidente Ortega dovrà “rendere conto”, ha aggiunto l’ambasciatore Usa. Parlando poi ai giornalisti dopo il suo intervento, il diplomatico ha comunque riconosciuto che il primo passo necessario è quello di “tranquillizzare e pacificare il Paese”. “Si deve ricostruire il sistema democratico, per permettere una campagna elettorale, questo è necessario da tempo”, ha aggiunto Trujllo che nei giorni scorsi si è recato a Managua dove ha incontrato Ortega.