Strage di Bologna. Pazienza… arriva anche un plico di documenti
Riceviamo da Massimiliano Mazzanti e volentieri pubblichiamo:
Caro direttore,
…Pazienza, arriveranno i documenti! Non è una battuta o, forse, sì, nel senso che è un facile gioco di parole per informare i lettori del secondo telegramma che, ieri, in apertura dell’udienza al processo Cavallini, quella che ha visto protagonista Francesca Membro per il terzo mercoledì consecutivo, l’ex-faccendiere della P2 ha inviato al presidente della Corte d’Assise, Michele Leoni, per insistere nell’essere interrogato. Caduto nel vuoto il primo appello, Francesco Pazienza ha rinnovato la sua volontà di essere interrogato davanti ai giudici del nuovo processo per la strage di Bologna, anticipando anche l’invio di un plico di documenti – che, per l’appunto, non resta che avere pazienza e aspettare che il corriere li consegni -, dalla cui lettura si dovrebbe intendere l’utilità dell’audizione di questo singolare teste, già condannato proprio in merito alla strage per l’<impistaggio> tramite l’esplosivo fatto ritrovare sul treno Taranto-Milano nel 1981. L’invio di queste carte e di un secondo telegramma si è reso necessario in quanto il primo appello, sostanzialmente, è caduto nel vuoto, non avendo nessuna delle parti in causa al processo manifestato una chiara volontà di sentire ciò che Pazienza avrebbe da dire. Infatti, il presidente della Corte, Mauro Leoni, due mercoledì or sono, dopo aver dato notizia della richiesta dell’ex-agente del Sismi, ancorché nella possibilità di convocarlo direttamente in aula, ha passato la <palla> ai “pm”, alle parti civili e agli avvocati della difesa di Cavallini, chiedendo loro se ritenessero opportuna o meno questa testimonianza. Data la natura del personaggio, pubblici ministeri e parti civili hanno immediatamente manifestato la loro opposizione, mentre la difesa, pur non senza dubbi, si è riservata di decidere in un secondo momento. Probabilmente, la lettura dei documenti potrà chiarire questo aspetto circa l’opportunità di ascoltare Pazienza in aula, soprattutto se e nel caso i documenti da lui prodotti gettassero nuova luce, appunto, su uno degli episodi più oscuri della storia processuale del 2 agosto. Il fatto, per la memoria collettiva, accadde il 13 gennaio, quando, su iniziativa degli ufficiali del Sismi Giuseppe Belmonte e Pietro Musumeci – secondo la ricostruzione dei magistrati, con l’ausilio di Pazienza e Licio Gelli – fu fatta trovare sul treno “Espresso 514 – Taranto/Milano” una valigia contenente esplosivo simile a quello che si ipotizzava essere stato usato per l’attentato di Bologna, un mitra e documentazione riconducibile all’estrema destra. Per la sua partecipazione a questo inquinamento processuale, Pazienza fu condannato a dieci anni di carcere, a cui si sommarono 3 anni per il Crac Ambrosiano, scontandone complessivamente 12.