Palagiustizia, i magistrati non si pagano il wc. E chiedono ai cittadini di pagarglielo

13 Giu 2018 18:32 - di Redazione

I sindacalisti dei magistrati ci hanno ripensato. E non vogliono più pagarsi, come, invece, avevano detto all’inizio, i cessi chimici posizionati all’esterno della tendopoli nel parcheggio del Palagiustizia di via Nazariantz dichiarato inagibile. Così, da oggi chi frequenta la tendopoli che sostituisce il Palagiustizia dovrà cercare una bagno nei dintorni, magari chiedendo frettolosamente ospitalità provvisoria a un esercizio commerciale della zona, cercarsi una siepe di prossimità, oppure tenersela stretta.
Inizialmente era stato stabilito che i bagni fuori dalla tensostruttura avrebbe dovuto pagarli l’Anm. Ma i magistrati baresi ora chiedono al Comune di Bari o alla Regione Puglia, cioè ai cittadini di mettersi una mano sul cuore, l’altra in tasca e finanziarli.

Nelle prime due settimane i cessi chimici, quattro strepitose cabine in plastica rosso Ferrari come quelle che si vedono nei cantieri, eloquente monumento coprologico alla fallimentare politica giudiziaria del governo Renzi-Gentiloni, erano stati pagati dall’Ordine degli avvocati di Bari. Che, forse, si erano inteneriti di fronte alle esigenze fisiologiche delle toghe.
Il 6 giugno scorso il procuratore Giuseppe Volpe aveva poi chiesto la disponibilità a pagarli a partire da questa settimana al presidente nazionale dell’Anm, Francesco Minisci, che era venuto a Bari proprio per l’emergenza dell’edilizia giudiziaria, il quale aveva dato la propria disponibilità a contribuire.

Ma, al momento di mettersi la mano in tasca e tirare fuori il contante la vicenda si è inceppata. La Giunta distrettuale dell’Anm di Bari si è messa di traverso e ha deciso, per il momento, di non pagare i cessi perché sostiene di non avere risorse finanziarie sufficienti. E perché ritiene comunque, che quelle dei cessi «siano spese a carico dell’autorità amministrativa, il Comune o chi ha montato le tende», cioè la Protezione civile regionale. Dunque spese a carico dei cittadini.

Ed è così iniziato un curioso e imbarazzante braccio di ferro. Una specie di gara a chi se la tiene più tempo. Rischia di perdere chi cede all’incontinenza.
Nell’attesa che qualcuno si muova, i magistrati dovranno, comunque, tenere a a bada la prostata. Chissà che qualcuno, nel frattempo, non chieda al ministero di via Arenula l’indennità pannolone. In raso nero, naturalmente.

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